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De Luca: «Il controllo del territorio nel Dna della mafia»

Il procuratore aggiunto della Dda di Palermo, in un'intervista al Giornale di Sicilia in edicola domani, racconta come il clan di Partinico controlli il traffico di droga e intervenga anche per dirimere controversie o punire gli autori dei furti

Il procuratore aggiunto Salvatore De Luca

Il procuratore aggiunto di Palermo Salvatore De Luca, che ha coordinato la maxi-inchiesta che ha portato agli arresti di oggi, sottolinea che «dall’ordinanza emessa dal gip emerge la conferma del controllo di Cosa nostra sui traffici di stupefacenti, che restano la principale fonte di reddito della criminalità organizzata, seguita da estorsioni e scommesse online». Premettendo che non bisogna «colpevolizzare l’intera cittadina, dove la maggior parte delle persone svolge lecitamente il proprio lavoro», De Luca parla di «un quadro nel quale si muovono più gruppi criminali che dimostra come Partinico sia crocevia del traffico di droga, sia della coltivazione di marijuana, sia dell’acquisto di cocaina dalla ’ndrangheta, con la quale vi sono buoni rapporti di affari». Ma non c'è solo la droga nell'attività dei clan. «La naturale vocazione di Cosa nostra - aggiunge De Luca - è il controllo del territorio e da questo discende la capacità di fare affari. E il controllo del territorio non deriva solamente dalle estorsioni, il cosiddetto pizzo. Ecco perché, anche nell’ambito di questa operazione, emergono episodi che raccontano di soggetti che si rivolgono ai mafiosi, ad esempio, per dirimere controversie o per punire gli autori di furti. È nel dna di Cosa nostra per affermare in modo più forte il controllo del territorio».

L’intervista al magistrato, realizzata da Giuseppe Leone, è uno degli approfondimenti che i lettori del Giornale di Sicilia potranno trovare nel quotidiano in edicola domani, che dedica otto pagine all'operazione della Dda di Palermo e dei carabinieri, con le notizie, i retroscena e le foto degli arrestati.  

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