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Lottizzazione abusiva di via Miseno a Palermo, prescrizione salva 20 imputati

Per la lottizzazione abusiva di via Miseno, a Palermo, la prescrizione maturò tre anni prima dell’inizio dell’azione penale: e cioè nel 2008. Mentre gli abusi d’ufficio per le concessioni edilizie in sanatoria si sono prescritti successivamente ma ci furono, tanto che gli imputati dovranno pagare i danni al Comune e alle altre parti civili. Lo ha stabilito la prima sezione della Corte d’Appello di Palermo, che questo pomeriggio ha chiuso il giudizio sulle dodici villette costruite abusivamente nella borgata marinara di Mondello, appunto in via Miseno.

Un processo complesso, che è sfociato in un’altra indagine, più recente, su episodi di corruzione all’interno dell’apparato burocratico dell’amministrazione Orlando: è l’inchiesta Giano bifronte, in cui sono coinvolti alcuni alti dirigenti comunali, come Mario Li Castri e Giuseppe Monteleone, e come l’ex socio di Li Castri, Fabio Seminerio, che sono pure proprietari delle villette abusive di via Miseno. Oggi sono tutti e tre a processo per corruzione e il cerchio sembrava essersi chiuso con la vicenda della lottizzazione.

In quest’ultimo caso però, dopo le condanne di primo grado, risalenti al 23 marzo 2018, oggi il lungo tempo trascorso da quando furono posti in essere gli atti amministrativi ha cancellato tutto. Il collegio presieduto da Adriana Piras, a latere Mario Conte e Samuele Corso, ha anche revocato la confisca degli immobili, che era stata invece disposta tre anni fa. Nonostante la non punibilità dal punto di vista penale la sentenza dispone che il Comune possa eventualmente acquisire gli immobili, con la facoltà anche di demolirli.

Escono dunque indenni dal punto di vista penale ma con tanti rischi di altro genere Lucietta Accordino, dirigente dell’Edilizia privata, e i dipendenti comunali Salvatore Lupo e Giuseppe Orantelli, che in tribunale avevano avuto 3 anni a testa. Prosciolti pure Li Castri e Monteleone, imputati in Giano bifronte assieme al loro collega Seminerio. I primi due in tribunale avevano avuto 2 anni di arresto, mentre a Seminerio era stata applicata già allora la prescrizione: la sua impugnazione - per essere assolto nel merito - non ha avuto esito, e la prescrizione è rimasta anche adesso in appello. Due anni li avevano avuti pure il progettista Giuseppe Tagliareni e il notaio Santo Di Gati, le cui posizioni sono ora prescritte come quelle di Loredana Velardi, moglie di Li Castri, e di Paola Avellone (avevano avuto un anno e 8 mesi di arresto) e degli altri proprietari Salvatore Di Piazza, Concetta Ravalli, Francesca Vullo, Graziano Magnanini, Maria Concetta Fontana, Cristina Magnanini, Morena e Armida Perna, Angela Corso, Cristiana Fabozzi, tutti condannati a un anno e 3 mesi dal tribunale.

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