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Gli "angeli" del 118, il racconto: "Eroi che lavorano in silenzio ma soccorrono e danno coraggio"

La buona sanità esiste ed è formata da quelle persone che giorno e notte senza guardare orario e stanchezza soccorrono le persone, le curano senza mai fermarsi. Definiti "eroi" nella prima ondata del lockdown, sono stati presi di mira da negazionisti nell'ultimo periodo, finendo per essere aggrediti mentre erano a bordo delle ambulanze. Sono i medici e infermieri del 118 che giornalmente sono per strada nel tentativo di salvare le persone.

In tutta Italia li abbiamo visti in fila davanti agli ospedali, correre per salvare l’ennesimo paziente Covid in condizioni disperate: hanno lavorato, corso, si sono ammalati, hanno infettato i loro cari. Ma "eroi" lo erano anche prima, e lo saranno sempre.

Sono quelli che ti soccorrono subito, che pensano immediatamente a rassicurarti e che, malgrado mascherina e visiera, ti sorridono e ti rincuorano con gli occhi. Non li conosci, ma sai che puoi fidarti di loro, diventano i tuoi "angeli" e te ne rendi conto sempre più quando entri al pronto soccorso, nella giungla di barelle lasciate in corsia in attesa della visita. Gli "angeli" del 118 in una calda notte primaverile palermitana hanno un nome e un volto, come racconta D.M.: la dottoressa La Ferla, l'infermiera Giardina e l'operatore Giacalone. Per loro non sei un numero, un paziente da lasciare al pronto soccorso, sei una storia, sei un passato, un presente e un futuro. Il caso, che risale a mercoledì notte, è uno dei tanti che certificano l'importanza del lavoro svolto dai soccorritori ma anche dal primo operatore che risponde alla chiamata di soccorso che ti assiste fino all'arrivo del mezzo di soccorso.

"Gli operatori del 118 dopo averti visitato in ambulanza controllando tutti i parametri vitali, prestato le prime cure ed esser arrivati al pronto soccorso, non potendo ripartire per mancanza di lettini dove farti adagiare, attendono lì con te, ti confortano, chiedono come stai, ti assistono. E non ti dimenticano perchè se dopo averti lasciato vanno via a soccorrere altre persone e ti incontrano ancora in corsia dopo molte ore, si avvicinano, chiedono nuovamente del tuo stato di salute e ti danno coraggio".

Gli "angeli", gli "eroi" ci sono sempre stati, ma lavorano nel silenzio e solo chi li incontra può capire l'importanza del loro ruolo professionale e umano.

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