La mafia palermitana risolveva anche le controversie fra i gruppi organizzati della tifoseria del Palermo calcio. È uno dei particolari che emerge dall'inchiesta Resilienza 2, portata a termine questa mattina dai carabinieri del Nucleo investigativo e dal Nucleo informativo dei carabinieri di Palermo sul mandamento mafioso di Porta Nuova e, in particolare, sulla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.
Una operazione con 14 indagati (uno in carcere, 11 ai domiciliari e 2 obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria), ritenuti a vario titolo responsabili di concorso esterno in associazione mafiosa, traffico di droga, furti, ricettazione ed estorsioni, sfruttamento della prostituzione.
L'operazione di oggi è la prosecuzione ideale della retata del 12 ottobre dell'anno scorso che aveva permesso di individuare il nuovo reggente della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio: Angelo Monti che, secondo l'accusa, aveva riorganizzato gli assetti di mafia nel quartiere, affidando posizioni di vertice a uomini a lui vicini a partire dal fratello Girolamo. A lui si erano affiancati: Giuseppe Gambino, Salvatore Guarino e Jari Massimiliano Ingarao.
A dare il colpo decisivo agli estorsori, in quella occasione, un gruppo di commercianti che si erano ribellati al pizzo, facendo arrestare i loro aguzzini.
Le indagini che hanno portato agli arresti di oggi, però, dimostrano che cosa nostra, colpita, cerca di rimettersi in piedi e cerca consenso verso un’ampia fascia della popolazione.
Ed è così che i mafiosi, in sostanza, continuano a rivendicare una sorta di “funzione sociale”, attraverso alcune manifestazioni come la gestione delle feste rionali.
La festa in onore di madre Sant’Anna
L'operazione resilienza 2 ha documentato come la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio abbia il pieno controllo del comitato organizzatore della festa svolta in onore della patrona del quartiere Madre Sant’Anna nel mese di luglio di ogni anno, il cui culto risale al lontano 1555.
A portare avanti la tradizione religiosa sono le famiglie del quartiere; infatti, i portatori della statua della Santa sono tutti nativi di Borgo Vecchio, tanto che molti, in segno di rispetto a Sant’Anna, hanno chiamato i propri figli Anna e Gioacchino, e molti altri si sono sposati il 26 luglio, giorno in cui si celebra la festa della Santa protettrice del quartiere.
La storia del comitato organizzatore dei festeggiamenti, si incrocia con quella giudiziaria. Nel 2015 l'organismo era in mano alla famiglia Tantillo e, in particolare, ai fratelli Domenico e Giuseppe Tantillo che, nel dicembre di quell'anno furono arrestati reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, nell’operazione Panta Rei.
Quattro anni più tardi, nel 2019, emerse come le serate animate da cantanti neomelodici, venivano organizzate da un comitato che, di fatto, era controllato da cosa nostra.
Erano i mafiosi, infatti, sceglievano e ingaggiavano i cantanti e, attraverso le “riffe” settimanali, con cui raccoglievano il denaro tra i commercianti del quartiere. Somme poi utilizzate, oltre che per l’organizzazione della festa e l’ingaggio dei cantanti, anche per rimpinguare la cassa della famiglia mafiosa ed essere, in tal modo, utilizzate per il sostentamento dei carcerati e per la gestione di ulteriori traffici illeciti.
Un ruolo di primo piano sarebbe quello di Salvatore Buongiorno, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, agente di numerosi cantanti neomelodici. L'uomo avrebbe ricevuto disposizioni da Angelo Monti e da Ingarao per ingaggiare dei cantanti neomelodici da loro scelti.
E sarebbe stato sempre Buongiorno a raccogliere i soldi di Borgo Vecchio e corso Camillo Finocchiaro per l'organizzazione della festa.
Una attività, quella di organizzatore di eventi, che ormai Buongiorno portava avanti in regime di monopolio, con l'appoggio dei boss locali, oltre che Monti, anche all’interno del mandamento mafioso di Palermo Porta Nuova. In tal caso l'"autorizzazione arrivava da Tommaso Lo Presti, dai fratelli Gregorio e Tommaso Di Giovanni.
Il "vecchio" traffico di droga a Borgo Vecchio
Le feste patronali, certo, ma soprattutto la droga per sostenere gli affari del clan a Borgo Vecchio. Ognuno aveva il proprio ruolo.
Pare che Angelo Monti avesse delegato per questo settore della sua "attività" il nipote Jari Massimiliano Ingarao. E così Ingarao, nonostante fosse agli arresti domiciliari, riusciva a reperire la droga e rifornire le piazze di spaccio del quartiere attraverso suoi sottoposti: i fratelli Gabriele e Danilo, Marilena Torregrossa, Carmelo Cangemi, Francesco Paolo Cinà, Saverio D’Amico, Davide Di Salvo, Giuseppe Pietro Colantonio, Salvatore La Vardera, Francesco Mezzatesta, Giuseppe D’Angelo, Nicolò Di Michele, Gaspare Giardina, Gianluca Altieri e Vincenzo Marino.
I furti e le estorsioni con il “cavallo di ritorno”
Emerge, ancora una volta, come a Borgo Vecchio non si muovesse foglia senza l’avallo di cosa nostra e senza aver destinato parte degli utili alla cassa della famiglia mafiosa. Non fanno eccezione i ladri di biciclette o di moto i quali, oltre ad essere assoggettati all'autorizzazione, devono anche prevedere per il clan una quota della ricettazione o della restituzione ai proprietari con il cosiddetto“cavallo di ritorno”.
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