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"Minacce contro ambulante dell'Addaura per favorire cosa nostra": una condanna a Palermo

La quinta sezione del tribunale di Palermo ha condannato a 4 anni e 6 mesi Fabrizio Vaccaro, ritenuto responsabile di concorrenza sleale aggravata dalla agevolazione di Cosa nostra. I giudici hanno accolto quasi del tutto le richieste del pm Amelia Luise, della Direzione distrettuale antimafia, ritenendo che Vaccaro avesse agito assieme a Giuseppe Calvaruso, giudicato separatamente, in abbreviato, e condannato a 3 anni e 4 mesi per violenza privata.

Dello stesso fatto rispondeva anche Angelo Galatolo, nato nel 1966 (specificazione necessaria per distinguerlo da una serie di cugini omonimi), che però era stato assolto, sempre in abbreviato. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Vaccaro, l’unico dei tre a scegliere il rito ordinario, avrebbe agito contro Carlo Schillaci, titolare di una ditta individuale con cui faceva ristorazione ambulante davanti al Lido La Marsa dell’Addaura, a Palermo. Vaccaro in particolare avrebbe versato liquami maleodoranti davanti al furgone del piccolo imprenditore, mentre Calvaruso avrebbe costretto Schillaci a non andare più con proprio furgone nella località marinara. In quel posto cioè potevano lavorare solo coloro che erano «autorizzati» da Cosa nostra.

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