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Abusò dell'ex fidanzata, condannato a 6 anni va in carcere un uomo di Alia

Carcere di Termini Imerese

Trascorrerà la sua prima notte fra le sbarre del carcere di Termini Imerese un meccanico di Alia, reo nel 2012 di aver abusato sessualmente dell’allora fidanzata. I carabinieri della caserma cittadina, guidati dal maresciallo Alberto Castello, hanno eseguito stamani l’ordine di esecuzione per la carcerazione dopo che la Corte suprema di Cassazione ha confermato la pena di 6 anni di carcere inflitta circa un anno fa dalla terza sezione della Corte di Appello di Palermo.

Una pena definitiva che mette la parola fine a una vicenda scandalosa nata nell’agosto del 2012, quando la giovane aliese ha bussato alle porte degli uffici della caserma dell’Arma per denunciare quello che ormai non era più il suo fidanzato. Un rapporto durato circa dieci anni ma che ormai si era logorato a causa di ripetute incomprensioni e malintesi. A far traboccare la goccia dal vaso un rapporto sessuale completo a cui la ragazza pare si fosse opposta, ma che il meccanico ha invece preteso a tutti i costi. E con la forza. Una decisione che gli è costata cara e che lo ha visto soccombere in giudizio per ben due volte: in primo e secondo grado.

Nel 2018 il tribunale di Termini Imerese gli aveva inflitto solo un anno e otto mesi, mentre due anni più tardi la Corte di Appello di Palermo gli ha aumentato la pena fissandola in sei anni di reclusione. Il tribunale termitano aveva ritenuto che il fatto non fosse così grave perché con la fidanzata avevano intrattenuto regolarmente rapporti sessuali prima dell’episodio violento dell’estate 2012. Una circostanza che però i giudici palermitani non hanno condiviso e valutata in senso del tutto opposto, negativo per il responsabile del reato. Il legame matrimoniale o affettivo tra vittima e carnefice, è stato infatti inserito nella legge a tutela delle donne, il cosiddetto Codice rosso, come circostanza aggravante. Nel dibattimento conclusosi in appello i giudici non hanno potuto ritenerla tale, perché i fatti si erano consumati anteriormente all’entrata in vigore della nuova legge. Quindi non hanno ritenuto di dovere applicare alcuno sconto di pena, revocando all’uomo anche la sospensione condizionale.

Ma oggi la scure della giustizia ha mandato giù la lama affilata, ribaltando una condanna per violenza carnale ritenuta troppo mite. Anche la Cassazione infatti ha condiviso le motivazioni decretate dai giudici di secondo grado che avevano sottolineato come “il fatto non solo non è di minor gravità ma è ben più grave proprio per la presenza di una relazione sentimentale”.

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