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Bancarotta fraudolenta, il riesame annulla l'arresto di due imprenditori di Palermo

Il tribunale del riesame di Palermo ha annullato gli arresti domiciliari imposti, il 29 gennaio scorso, a due imprenditori attivi nel settore delle pulizie e accusati di bancarotta fraudolenta. Le motivazioni del provvedimento non sono ancora note.

I due, i fratelli Vincenzo Abbate, di 50 anni, e Liborio Abbate, di 54, erano stati messi ai domiciliari in esecuzione di un provvedimento cautelare eseguito dalla guardia di finanza. Secondo la Procura e il Gip, che aveva ordinato gli arresti, i due avrebbero omesso il versamento dell’Iva e sottratto fraudolentemente al pagamento delle imposte somme consistenti.

Per questo erano scattati anche sequestri di beni e denaro per circa 650 mila euro. Sequestrati anche l’intero capitale sociale e i relativi beni aziendali di 3 società per un valore di circa un milione e 700 mila euro.

L’operazione era stata denominata Clean up e le indagini avevano permesso di svelare un complesso sistema di società, messo su da un’unica regia, per svuotare e mettere in stato di insolvenza l’impresa originaria dei fratelli Abbate. Indagata anche la madre degli imprenditori, dal 2016 titolare, ma soltanto in maniera formale, di una delle aziende coinvolte nell’inchiesta. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Roberto Mangano, Antonio Atria, Cettina Coppola e Marco Giunta.

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