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Corte d'Appello di Palermo, durante il lockdown saltato il 97% dei processi

Nel periodo del lockdown, tra il 9 marzo e l’11 maggio scorsi, sono saltati oltre il 91% dei procedimenti civili programmati dalla Corte d’Appello di Palermo e il 97% di quelli previsti in tribunale. Mentre nel penale «la percentuale media di processi rinviati, sia in Corte, sia nei tribunali, ha mediamente superato il 97%». A scriverlo, nella relazione pubblicata online e che domani sarà letta all’inaugurazione dell’anno giudiziario, è il presidente della Corte palermitana, Matteo Frasca, che ha messo al centro del suo quadro della situazione - riferito al periodo compreso tra l’1 luglio 2019 e il 30 giugno 2020 - gli effetti della pandemia sull'amministrazione della giustizia nel distretto di appello, che comprende Palermo, Agrigento e Trapani.

Stando ai numeri e alle statistiche elaborati da Frasca, l’epidemia di Coronavirus ha sostanzialmente vanificato gli sforzi svolti nell’arco di un decennio per cercare di ridurre l’enorme arretrato di processi e procedimenti, soprattutto civili.

Anche l’inaugurazione dell’anno giudiziario, domattina, sarà tenuta, per motivi di sicurezza, in un’aula magna del palazzo di giustizia insolitamente semivuota, con pochissimi e selezionati invitati, tra cui il sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi e il consigliere del Csm Sebastiano Ardita, un numero limitato di magistrati (solo cinque, ad esempio, i giudici della Corte con la tradizionale toga rossa) e la diretta streaming su Radio Radicale.

«Ogni considerazione sull'andamento della giustizia nel periodo in esame - scrive il presidente della Corte d’appello Frasca - è fortemente condizionata dall’emergenza sanitaria».

Nella sua relazione - che domani aprirà l’anno giudiziario nel capoluogo siciliano - l’alto magistrato rileva che, nonostante i provvedimenti legislativi e governativi e i «numerosi interventi di riorganizzazione degli uffici», si sono comunque avute «ricadute negative anche di rilievo sull'andamento della giurisdizione». «E' ragionevole temere - prosegue - che questo rallentamento comporterà una significativa battuta d’arresto nel difficile percorso di recupero di efficienza». Quanto alla ripartenza dai tempi e dai modi opposti, anche tra sedi talvolta vicinissime fra di loro, «al di là del comprensibile disagio e dello sconcerto suggestivamente indotto dalla geografia differenziata conseguente alla scelta del legislatore, le diverse velocità nella ripartenza e la diseguaglianza sono state un 'male necessario'».

Il lockdown totale della giurisdizione «è stato evitato solo perchè i magistrati hanno continuato a lavorare per la definizione dell’arretrato, in molti casi praticamente azzerandolo».
La comparazione tra i dati del periodo 9 marzo-11 maggio 2020 e lo stesso periodo del 2019 evidenzia che i nuovi procedimenti iscritti sono scesi quasi alla metà (-54% in Corte e -50% nei Tribunali), mentre le 'definizioni' sono state -37% e addirittura -64%. Nel complesso, però, in tutto il periodo di riferimento (1 luglio 2019-30 giugno 2020) in cui vengono raccolti i dati contenuti nella relazione sull'amministrazione della giustizia nel distretto, i procedimenti a carico di 'notì, nelle sei Procure del territorio, sono stati pari a 47.201, a fronte dei 48.497 del periodo precedente (1 luglio 2018-30 giugno 2019), «con un lieve decremento del 2,6%». Segno che i reati, nonostante il lockdown, sono stati comunque commessi e che gli uffici giudiziari hanno recuperato dopo il periodo di stop dell’attività.

Il distretto di Corte di Appello di Palermo comprende, oltre al capoluogo, Trapani, Agrigento, Termini Imerese, Marsala e Sciacca.

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