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Mafia, confiscati beni per 10 milioni di euro all'imprenditore di Carini Salvatore Cataldo

Beni per un valore di 10 milioni di euro sono stati confiscati dalla polizia a Salvatore Cataldo, 71enne. Il tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, con lo stesso provvedimento, gli ha applicato la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per la durata di  4 anni.

Le indagini economico – finanziarie condotte dall’Ufficio Misure di Prevenzione della Questura di Palermo e dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Palermo hanno permesso di individuare un cospicuo patrimonio costituito da imprese, beni immobili, veicoli e rapporti bancari di origine illecita in considerazione dell’esiguità delle risorse economiche dichiarate al Fisco e un patrimonio in netto contrasto con le acquisizioni effettuate nel corso degli anni dallo stesso e dai componenti del suo nucleo familiare.

Imprenditore edile legato alla famiglia mafiosa di Carini ed in particolare al suo reggente Vincenzo Pipitone, Cataldo, dopo aver riportato condanna definitiva alla pena di anni tre di reclusione per il delitto di soppressione di cadavere commesso nel 2006, è stato raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Palermo nel 2010 e successivamente condannato con sentenza della Corte di Appello di Palermo del 2018 alla pena di anni otto e mesi quattro di reclusione "per il delitto previsto dall’art. 416 bis c.p., per aver partecipato alle attività criminali della famiglia mafiosa di Carini, costituendo un punto di riferimento di quel territorio per le questioni legate al pagamento del c.d. pizzo e per aver messo a disposizione un proprio fondo per seppellire i cadaveri di Giovanni Bonanno e Spatola Bartolomeo, nonché per aver partecipato alla commissione di gravi fatti di sangue nel territorio di Carini".

Successivamente, dopo esser stato sottoposto, nel 2016, alla misura cautelare della custodia in carcere emessa dal Tribunale di Palermo, il 2020 è stato condannato dalla Corte di Assise di Palermo, in concorso con Vincenzo Pipitone, Giovanbattista Pipitone e Antonino Di Maggio, alla pena dell’ergastolo per il duplice omicidio pluriaggravato di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto, commesso nel 1999 su ordine di Salvatore e Sandro Lo Piccolo che li ritenevano responsabili della scomparsa di un loro familiare eliminato con metodo della lupara bianca.

Nell’anno 2011 venivano avviate le indagini patrimoniali su Cataldo e così è scattato il sequestro di un cospicuo patrimonio costituito da 13 beni immobili tra fabbricati e terreni; 22 veicoli tra autovetture, motocicli, autocarri, mezzi speciali e rimorchi; 5 imprese attive principalmente nel campo edile e delle costruzioni (Impresa individuale Salvatore Cataldo, società Nuova Costruzioni di Sparacio Rosalia & C. s.a.s., D.C.C. s.r.l., Givi Costruzioni s.r.l., 4Morsi Snack & Bar), nonché svariati rapporti finanziari.

Tra gli immobili confiscati vi è anche un ampio appezzamento di terreno, già lottizzato, a Carini, sul quale, secondo la convenzione stipulata con l’Ufficio Tecnico del predetto comune, in adesione al progetto redatto ed approvato, avrebbe dovuto sorgere un complesso immobiliare composto da 12 ville bifamiliari e due ville quadrifamiliari. All’individuazione di quest’ultimo bene si è giunti, in particolare, a seguito di una attività di analisi ed approfondimento svolta dall’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali su alcuni documenti rinvenuti in fase di esecuzione del primo decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Palermo che ha svelato l’esistenza di un grosso affare immobiliare concluso tra Salvatore Cataldo, prima del suo arresto del 13 dicembre del 2020 e gli eredi di Pietro Vitale, detto Peter, emigrato in America e divenuto boss della Detroit partnership a partire dagli anni 70 fino alla sua morte, avvenuta nel 1997 per cause naturali.

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