Da poco meno di un mese collabora con i magistrati raccontando traffici e affari della famiglia mafiosa del mandamento di Porta Nuova di Palermo tra il 2012 e il 2013. Alfredo Geraci, 41 anni, fu arrestato lo scorso 23 settembre, quando gli uomini della catturandi della Mobile e della sezione investigativa del commissariato Oreto lo hanno scovato in un appartamento ad Altofonte dove si nascondeva e dove è finita la sua latitanza.
Nei suoi verbali, come racconta Vincenzo Russo sul Giornale di Sicilia in edicola, si legge: "Mi occupavo di estorsioni e di dare autorizzazione e decidere il luogo ove mettere le bancarelle di sigarette al Capo, alla Kalsa e a Ballarò". Le accuse a suo carico erano state raccolte a partire dal 2013, quando l’operazione Alexander disarticolò la mafia di Porta Nuova portando in carcere 30 tra boss e gregari, poi processati e condannati a pene severe.
Secondo le accuse, Geraci è stato un "uomo di fiducia" del capomafia emergente del centro storico, Alessandro D’Ambrogio, che gli aveva affidato il compito di curare il settore delle estorsioni. Il pizzo veniva chiesto a tappeto, a tutti i negozianti, tranne «a quelli con l’adesivo» e cioè ai commercianti che aderivano ad Addiopizzo.
Tra i compiti di Geraci c’era pure quello di favorire alcuni summit. "Oltre alle estorsioni, mi occupavo di organizzare appuntamenti con altri esponenti mafiosi per conto di D’Ambrogio".
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