Il Gup del tribunale di Palermo Roberto Riggio ha condannato a sei anni di carcere un pensionato del popolare quartiere dello Zen, accusato del tentato omicidio di un commerciante che considerava come proprio rivale in amore: la sentenza che riguarda Gaetano Giampino è stata emessa col rito abbreviato e dunque tiene conto della riduzione di pena di un terzo.
In più il giudice ha considerato pure l’attenuante della provocazione che avrebbe posto in essere la vittima, Salvatore Maranzano, e per questo ha riconosciuto un ulteriore sconto di pena all’imputato. La vicenda risale al 5 dicembre dell’anno scorso.
Secondo la ricostruzione della Procura, i colpi di pistola contro il gestore di un negozio di detersivi non hanno un movente certo: l’unica cosa sicura, perchè la scena fu ripresa dalle telecamere di sorveglianza dei negozi di quell'angolo di via Girardengo, è che l’uno sparò all’altro. Altro dato incontrovertibile, tra i due c'era rivalità. Il motivo non è però chiaro. Maranzano avrebbe detto o fatto qualcosa che suscitò la rabbia incontrollabile di Giampino.
Il feritore si trovava, nei momenti immediatamente precedenti gli spari, con la moglie e, secondo la sua tesi difensiva, la donna sarebbe stata avvicinata e palpeggiata nelle parti intime in presenza del coniuge, che a quel punto avrebbe reagito tornando verso la propria auto e prendendo la pistola (detenuta illegalmente) che vi teneva custodita, esplodendo dei colpi - a suo dire indirizzando la canna per terra, solo per impaurire l’avversario - che ferirono Maranzano in modo grave. In ospedale comunque gli fu salvata la vita. L’arma del tentato delitto non è mai stata ritrovata.
L’imputato venne fermato poche ore dopo la sparatoria dalla Squadra mobile di Palermo, coordinata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Laura Siani, prematuramente scomparsa nei mesi scorsi. I magistrati e gli investigatori ricondussero il litigio non al palpeggiamento ma a questioni di precedenza stradale, la classica discussione che si protrae per una precedenza non data e si conclude in maniera violenta, dopo che uno dei due interlocutori perde il controllo. La tesi del palpeggiamento era stata alimentata da una testimonianza anonima, fatta in modo confidenziale alle forze dell’ordine. Le motivazioni della sentenza non sono ancora note, ma il Gup Riggio ha comunque riconosciuto l’attenuante della provocazione.
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