Ventisette anni fa veniva ucciso dalla mafia padre Pino Puglisi: era il 15 settembre del 1993, giorno del suo 56esimo compleanno. Era "solo" un prete ma condannava con nettezza la mafia e la violenza, il sacerdote aveva invitato gli autori e i mandanti delle intimidazioni e delle percosse al dialogo per capire perchè si opponessero alle iniziative della parrocchia, perchè non volessero che i loro figli crescessero nell’abbraccio accogliente e nella giustizia. Intendeva ricondurre tutti alla casa del Padre.
"Al massimo che possono farmi, mi uccidono? E allora?", era la risposta a chi si preoccupava per lui. Enza Maria Mortellaro, una delle giovani cresciuta con lui, in una emozionante testimonianza, ricorda l’ultima volta che ha visto padre Pino Puglisi, due giorni prima che fosse ucciso, quando già le minacce e le violenze erano segnali che facevano presagire il peggio, ma la cui portata aveva nascosto per proteggere chi gli stava attorno.
"Padre Pino Puglisi non aveva per nulla fretta di congedarmi, era come se volesse in qualche modo trattenermi. Me lo ricordo ancora, mentre tutti aspettavano, lui era con me alla porta - racconta -, ha aspettato che salissi sulla macchina, che facessi inversione e, fino a quando non sono scomparsa alla sua vista, era lì a fianco della porta aperta, in piedi, sorridente. Con un gesto della mano mi salutava mentre io mi allontanavo. Ripensando ancora a quel momento, lo vedo ancora senza soprabito, senza borsa, senza fretta di andare a mangiare, e mi tornano alla mente le parole che mi ha consegnato: "Povero sono venuto, povero me ne vado'".
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