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"Sorella sanita'", il Riesame estende sequestro beni

Il Tribunale del riesame di Palermo ha accolto l’appello della Procura, estendendo il sequestro di beni nei confronti di uno degli indagati dell’inchiesta «Sorella sanità», Francesco Zanzi, amministratore delegato della società Tecnologie sanitarie. Zanzi era stato arrestato, con altre 9 persone, il 21 maggio, e il gip Claudia Rosini aveva contestualmente sequestrato beni per un valore di 160 mila euro, respingendo per il resto la richiesta dei pm Giovanni Antoci e Giacomo Brandini. Il pool coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Demontis aveva proposto di bloccare somme molto più elevate e di fronte al no del giudice si era appellato: adesso il collegio feriale, presieduto da Sergio Gulotta, ha sequestrato a Zanzi 268 mila euro per un capo di accusa e 238 mila per un altro.

Nel primo caso sono stati bloccati i soldi ritenuti il prezzo della corruzione di Antonio Candela e di un imprenditore a lui vicino, Giuseppe Taibbi; nel secondo caso a beneficiare del denaro sarebbe stato Fabio Damiani, già coordinatore della Centrale unica di committenza della Regione, assieme ai suoi stretti collaboratori Salvatore Manganaro e Vincenzo Li Calzi. Candela è l’ex commissario anti covid della Regione Sicilia e si trova agli arresti domiciliari: il Tribunale del riesame ha infatti respinto l’appello della Procura, che lo voleva in carcere. Damiani, nonostante alcune molto parziali ammissioni, è e resta in carcere. Gli appalti che sarebbero stati - grazie a queste somme - «aggiustati» o comunque condizionati, sono da 202 milioni e riguardano la gestione della manutenzione delle apparecchiature elettromedicali. Nelle conversazioni intercettate gli indagati parlavano di percentuali del 5% rispetto agli importi delle gare.

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