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Mafia, a Palermo la riorganizzazione dei "capi" dopo l'egemonia dei Corleonesi

La mafia palermitana, dopo un periodo di "stallo" dovuto alla riorganizzazione dei "capi", continua ad avere un ruolo predominante nella criminalità della città. È quanto emerge dalla relazione della Dia, Direzione Investigativa Antimafia, relativa al secondo semestre 2019.

Tradizionalmente cosa nostra palermitana si presenta come un’organizzazione strutturata, unitaria, verticistica e dotata di una decisa volontà di riorganizzare i propri ranghi e allargare le fila di influenza. Le consorterie risultano ancora suddivise in famiglie (81 famiglie, di cui 32 in città e 49 in provincia) raggruppate in mandamenti (15 mandamenti: 8 in città e 7 in provincia).

Le investigazioni testimoniano come cosa nostra palermitana, benché duramente colpita dall’attività di contrasto istituzionale, sia comunque ancora molto pervasiva.

Lo spaccato del tessuto mafioso nella città di Palermo, nel semestre in esame, ha registrato un importante momento di rivisitazione: la struttura operativa ed organizzativa di cosa nostra, dopo una  prolungata fase di stallo, cominciava a presentare aspetti problematici connessi agli equilibri tra i vari schieramenti. Un “immobilismo” organizzativo, causato prima dallo stato di detenzione di Riina e, dopo, dal fallito tentativo di ripristino della cosiddetta Commissione Provinciale, necessaria a ristabilire l’equilibrio interno a seguito della morte del citato boss.

La riunione tra i capi mandamento, tenuta il 29 maggio 2018, era infatti indirizzata alla costituzione di un organismo centrale con funzioni di direzione e coordinamento sulle attività criminali di rilievo inter mandamentale, la cui “inquietante identità” con la struttura della storica commissione provinciale di cosa nostra è stata documentata dalle attività giudiziarie sul territorio.

Un contesto di silente fermento riorganizzativo interno, in cui ancora si avverte la divisione tra “scappati” e “stanziali”, e in cui non è da escludere che personaggi considerati, nel recente passato, come “perdenti” spingano a riprendere il potere dopo la lunga egemonia corleonese.

Significativo, al riguardo, quanto emerge dall’operazione “New Connection”, ove si evince che il summenzionato summit mafioso del maggio 2018, propedeutico al rilancio della commissione provinciale, fosse stato tenuto nel territorio del mandamento di Passo di Rigano, storicamente zona di riferimento di famiglie di “scappati”. La scelta di tale territorio quale luogo di riunione sembrerebbe testimoniare  la restituzione a detta consorteria di una posizione di rilievo nell’ambito della gerarchia mafiosa.

Le indagini hanno, infine, dato conferma del attualità e della stabilità delle connessioni tra la locale criminalità organizzata e quella statunitense, quest’ultima spesso finanziatrice di attività economiche della prima.

In particolar modo, nel semestre in esame, è emerso come l’organizzazione criminale continui ad attuare reati necessari al proprio sostentamento. Pertanto le maggiori azioni riguardano l'imposizione del "pizzo", fonte primaria di sostentamento e costituisce un fondamentale strumento di controllo del territorio; il traffico e la gestione del mercato delle sostanze stupefacenti, confermato come reato transnazionale per eccellenza; le infiltrazioni nel settore dei giochi e delle scommesse, che consentono di realizzare guadagni rapidi ed elevati.

 

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