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Palermo, curato per la pressione ma aveva un'emorragia: medico del 118 rischia il processo

Il 118 chiede l'inserimento della tele-medicina nelle centrali operative

Chiuse le indagini della Procura di Palermo sulla morte di Pietro Meli, un uomo cardiopatico di 55 anni, che ha perso la vita il 4 aprile 2016. Accusato di omicidio colposo Dario Rampulla, il medico del 118, di 44 anni, che soccorse la vittima per un calo di pressione, senza accorgersi dell'emorragia interna causata dalla rottura dell'osso sacro.

Il malore accusato dalla vittima lo fece cadere rovinosamente a terra e questo provocò la rottura dell'osso sacro, che, secondo i consulenti nominati dal pm Felice De Benedittis, fu la causa del decesso. La chiusura indagini prelude di regola alla richiesta di rinvio a giudizio.

Archiviazione invece per l’infermiere Sandro Fontana. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, in base alle testimonianze della moglie e dei tre figli della vittima, il sanitario avrebbe detto che Meli aveva subito solo un calo di pressione. Così, appena stabilizzati questi valori, l’èquipe andò via sostenendo che il ricovero non fosse necessario, sebbene il paziente accusasse un forte dolore alla gamba destra.

Gli esperti Emiliano Maresi e Paolo Procaccianti hanno stabilito che sarebbe bastata una Tac, per comprendere cosa fosse accaduto a Meli. Il ricovero avvenne nel pomeriggio del giorno successivo al malore, ma per le condizioni dell'uomo fu troppo tardi.

La difesa ha svolto proprie indagini e una consulenza, affidata al medico legale Michele Sabatino. I legali sostengono che la dinamica sarebbe diversa da come è stata ricostruita.

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