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Palermo, così il boss conversava con altri capimafia dalle finestre dell'Ucciardone

Conversazioni tra boss nel carcere Ucciardone. Giovanni Ferrante, uomo del clan Fontana arrestato oggi, conversava tranquillamente con altri uomini d'onore dalla finestra della cella in cui era recluso. Emerge dall'indagine della Dda di oggi sulla cosca dell'Acquasanta che ha portato all'arresto di 91 persone.

Dalle intercettazioni di altri mafiosi indagati viene fuori che questi parlavano abitualmente con Ferrante: "... oggi sono andato a trovare mio compare", dice un uomo d'onore riferendosi al capomafia. "... con la mano, affacciò. Tutto a posto, glielo hai detto... tutto a posto?", racconta.

Dalle indagini è emerso un interesse della mafia per vari ambiti, dalla commercio del caffè e degli orologi di lusso, dalla droga alle corse dei cavalli. Tra i settori su cui le famiglie Fontana e Ferrante avevano messo le mani anche quelli dei giochi e delle scommesse, vera e frontiera della economia della criminalità organizzata. I magistrati parlano di vera e propria corsa all'accaparramento di "punti gioco" e sale scommesse diffusi sul territorio e che operano la raccolta delle scommesse sportive o del gioco d'azzardo on line.

Scommesse gestite illecitamente ed attraverso l'utilizzo esclusivo del denaro contante. I boss delle famiglie Fontana e Ferrante fanno cartello e annientano la concorrenza. "Il tutto - dice il giudice - secondo relazioni di tornaconto reciproco, giacché Cosa Nostra può contare su 'professionisti' seri ed obbedienti e costoro su una rete di protezione che li mette al riparo dai comuni rischi di impresa".

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