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Grigliate sui tetti, lo sfogo di una residente: "Lo Sperone non è solo questo"

Non fare di tutta l'erba un fascio. Non trasformare i comportamenti di alcuni (condannabili sì) in occasione per dare spazio a facili pregiudizi, che si ripercuotono su tutta la gente di un quartiere indistintamente, senza più le corrette (e dovute) distinzioni. All'indomani delle grigliate sui tetti dei palazzi in piazzale Ignazio Calona, allo Sperone di Palermo, c'è chi vuole far sentire la sua voce e mostrare alla città, al Paese, che esiste anche un altro volto dello Sperone, quello fatto di famiglie perbene, "magari che svolgono lavori umili, ma con sani principi". Affida il suo sfogo a una lettera, inviata alla redazione di Gds.it, Roberta Saladino, una residente di piazzale Calona.

"Personalmente, trovo l’episodio avvenuto ieri indegno - comincia la lettera -. La gente che ha partecipato, non si è resa conto della gravità della situazione. Anzi, ha dato l’occasione ai molteplici leoni da tastiera, di additare e denigrare tutte le persone residenti in questo quartiere, facendo di tutta l’erba un fascio. Ma questa non è la verità. Nel quartiere Sperone abitano anche persone per bene, famiglie con dei sani principi che seppur svolgendo i lavori più umili - anche se la maggior parte di essi lavorano in nero - non percepiscono il reddito di cittadinanza o altri sussidi, poiché ritengono che il lavoro sia la dignità di un uomo e non percepire soldi facili. Non definirei queste persone incivili, anzi, premierei la loro buona volontà e la loro dignità nel campare la famiglia e nel donare un futuro migliore ai loro figli".

"Inoltre - prosegue -, ho avuto l’occasione di leggere un commento davvero assurdo, nel quale una persona ha scritto che è inutile diffondere la cultura in questo quartiere poiché non cambierà mai. Innanzitutto, essere persone colte ci rende liberi, quindi definirei questa persona ignorante, poiché ancora piena di pregiudizi verso gli altri. Inoltre, invito tutti coloro che hanno denigrato questo quartiere a riflettere sulle proprie parole. Ci sono state e ci sono ancora persone che credono e lottano per il cambiamento di questo quartiere, che si battono per la cultura e la giustizia. Siamo stanchi di essere sempre giudicati come ignoranti o criminali".

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