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Mafia, alla mamma palermitana boss tolta la potestà sui figli: "Non la merita"

Alla donna boss non spetta la potestà sui figli. Fidando sul fatto di avere bambini piccoli, la capomafia di Porta Nuova, Teresa Marino, dopo avere ottenuto gli arresti domiciliari aveva chiesto la restituzione della possibilità di amministrare la vita dei figli minorenni.

La Corte di appello di Palermo gliel'ha negata e nelle 1.829 pagine di cui si compone la sentenza Panta Rei, dedica un ampio capitolo alla moglie del boss Tommaso Lo Presti, detto il Pacchione (il grasso). Teresa Marino sostituì a pieno titolo il marito e per questo ha fatto crescere i figli in un contesto di mafia. Motivo per cui non merita di esercitare la potestà dei genitori, per tutto il periodo della espiazione della pena, 10 anni e 8 mesi.

Il processo Panta Rei è contro la mafia di Porta Nuova e Bagheria: la quarta sezione della Corte ha pronunciato la sentenza il 20 settembre e in questi giorni ha depositato le motivazioni, in cui è molto severa con la donna, moglie ma anche alter ego del marito nel periodo della detenzione di lui; dunque munita di autorità per gestire affari di Cosa nostra, dal pizzo alla tenuta della cassa e dei fondi di sostegno economico per i carcerati. Attività svolte anche in presenza dei bambini, che, osservano i giudici, assistevano a incontri di mafia tenuti nella loro abitazione. Da qui la considerazione secondo cui le madri capomafia non meritano la potestà sui figli minorenni. AGI

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