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Omicidio Agostino, dopo 31 anni verso il processo per 2 boss e un amico

L’indagine è chiusa e il processo più vicino, per il duplice omicidio Agostino-Castelluccio, uno dei misteri più cupi della stagione degli anni di piombo e di mafia in Sicilia. Dal 5 agosto 1989, da quando furono uccisi l’agente di polizia Nino Agostino e la moglie Ida Castelluccio, sono trascorsi oltre trent'anni e finalmente la Procura generale di Palermo ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini ai due presunti responsabili, i boss Nino Madonia e Gaetano Scotto.

Quest’ultimo è libero, gli inquirenti avrebbero voluto arrestarlo ma nei giorni scorsi il Gip Marco Gaeta aveva respinto la richiesta di custodia cautelare, ritenendo insufficienti gli elementi raccolti. Tuttavia ora il procuratore generale Roberto Scarpinato e il sostituto Umberto De Giglio, che avevano avocato l’indagine della Procura della Repubblica, ritengono di poter affrontare un eventuale dibattimento e si apprestano a chiedere il rinvio a giudizio. Indagato anche - per favoreggiamento aggravato - Francesco Paolo Rizzuto, amico del poliziotto, ritenuto testimone oculare reticente di quel che accadde sul lungomare di Villagrazia di Carini (Palermo), quando Agostino e la moglie furono assassinati a colpi di pistola.

Il movente dell’omicidio non è mai stato chiaro e, dal giorno in cui gli uccisero il figlio, Vincenzo Agostino non si taglia più la barba e i capelli: il padre di Antonino è così diventato un simbolo della lotta tenace a Cosa nostra ma anche di un mistero che non si riesce a dipanare. Tanto che la Procura (sul caso avevano indagato i pm della Trattativa, Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e da ultimo Roberto Tartaglia) aveva chiesto l’archiviazione, inducendo il Pg ad avocare il caso. Ora la conclusione dell’inchiesta.

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