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Stato-mafia, al processo d'appello 17mila pagine di indagini integrative

È poderosa la documentazione depositata alla procura generale e che è stata oggetto dell'udienza tenutasi dinanzi alla Corte di appello di Palermo al processo sulla trattativa Stato-Mafia. Sono più di 17 mila le pagine di attività integrativa di indagine: tra queste il presunto utilizzo di un cellulare da parte Totò Riina mentre era detenuto al carcere di Rebibbia e il mancato trasferimento del boss al carcere di Solliciano a Firenze nell’estate del 1993. E ancora, le vicende relative alla doppia gravidanza delle donne di Giuseppe e Filippo Graviano, boss di Brancaccio, avvenute mentre questi ultimi erano detenuti al 41 bis nel carcere Ucciardone di Palermo.

La difesa di Dell’Ultri (avvocati Francesco Centonze e Francesco Bertorotta) ha preliminarmente ritenuto irrilevanti e tardive le richieste del pg, tuttavia non si è opposto all’acquisizione di alcuni dei documenti e verbali di sit (sommarie informazioni) prodotte.

Gli avvocati Basilio milio e Francesco Romito, legali dei carabinieri Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, hanno anche integrato con alcuni documenti relativi alla vicenda del cellulare e del trasferimento del boss Totò Riina. La Corte di appello, presidente Angelo Pellino (Vittorio Anania, giudice a latere), si è riservato una decisione che verrà comunicata nella prossima udienza, in programma il 2 marzo.

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