Due palermitani arrestati per usura a San Cipirello. Le misure cautelari, una in carcere e una ai domiciliari, sono state eseguite da parte dei finanzieri del 2° Nucleo operativo metropolitano del gruppo di Palermo.
Santo Sottile e il figlio Alessandro sono accusati di associazione a delinquere finalizzata all’usura, estorsione, utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti e abusiva attività finanziaria. Cinque, complessivamente gli indagati, tra cui anche la compagna di Alessandro Sottile. Sono stati inoltre sottoposti a sequestro 7 immobili, 3 aziende e auto e beni di lusso per un valore stimato di oltre 5 milioni di euro.
A dare il via all’indagine è stata la denuncia di un imprenditore che, stretto dalle pressanti richieste usurarie, ha deciso di raccontare ai finanzieri che, a fronte di prestiti per 450 mila euro, ha dovuto restituire in un anno circa 1 milione euro.
Le indagini delegate dalla Procura ed eseguite dalle Fiamme Gialle attraverso intercettazioni, pedinamenti e l’analisi di documentazione contabile, extracontabile e bancaria, hanno permesso di ricostruire un giro di affari milionario alimentato da prestiti usurai che in alcune circostanze hanno superato anche il 520% annuo: circa 20 le vittime accertate, identificate soprattutto in imprenditori di Palermo e provincia.
Secondo uno schema consolidato nel tempo, i prestiti venivano effettuati avvalendosi delle aziende riconducibili agli usurari stessi, tutte esercenti attività di rivendita di materiali per edilizia, i cui conti correnti erano utilizzati sia per erogare il prestito che per l’incasso delle relative rate, avendo cura però di produrre fatture per operazioni inesistenti – quantificate in oltre 1 milione di euro - per giustificare i flussi finanziari.
In altri casi, invece, le vittime si rivolgevano direttamente agli usurai, noti nel territorio per la loro attività criminale, per ottenere prestiti di ingenti somme in contanti, rilasciando a garanzia assegni in bianco.
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