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Farmaco vietato e niente viti metalliche ai pazienti: gli interventi-truffa del primario

Intervento chirurgico

L'indagine è partita dall'uso di un farmaco, la fluorescina sodica, impiegato da Natale Francaviglia, direttore dell'unità complessa di Neurochirurgia dell'ospedale Civico, negli interventi per l'asportazione di tumori.

L'inchiesta, che ha portato all'arresto del primario, degli infermieri Santo Montemurro e Michele Bruno e dell'agente di commercio della società Servizi Medicali srl Francesco Tarallo, è nata nel 2016 dopo gli esposti di un paio di medici del reparto. Il motivo era appunto l'uso della fluorescina sodica, "farmaco non previsto dalla legge - dice il comandante del Nas Palermo Giovanni Trifirò -. Dopo nuovi esposti si sono controllati le placche, le viti e frese utilizzate negli interventi chirurgici. In molti casi ce n'erano di meno di quelli appuntati nel registro di carico e scarico. In alcuni casi non c'erano proprio".

Una vite di metallo pregiato costava 100 euro, una fresa 309 euro, due placche 170 euro. Su 300 interventi eseguiti dal 2013 al 2016, ne sono stati presi a campione 40. Secondo il Nas la truffa alla sanità è nata anche in complicità con i vertici della società Servizi Miedicali srl di Palermo che si era aggiudicata una parte dell'appalto per la fornitura dei presidi ospedalieri per gli interventi, nel reparto di neurochirurgia, al cranio o alla colonna vertebrale.

Nel corso delle indagini sono state presi a campione 40 casi. "In tutti e quaranta gli interventi chirurgici - aggiunge Trifirò - sono state trovate anomalie. Il cento per cento. Il perito di pg dall'analisi delle Tac, in alcuni casi, ha notato anche la mancanza di dispositivi nel corpo del paziente. Come affermato anche da alcuni medici, sentiti nel corso delle indagini, non era necessario ripetere il taglio del cranio, come affermato nelle relazioni".

Un danno per le casse della Regione Siciliana, tanto che è scattato un sequestro per equivalente per gli indagati: 43 mila euro. Al primario Francaviglia è stato anche contestato di aver inserito, grazie alla complicità di parte dei medici e infermieri del suo staff, i pazienti, visitati a pagamento nello studio privato, nell'agenda dei ricoveri della struttura pubblica "conseguendo - si legge nell'ordinanza del gip Maria Cristina Sala - ingiusti vantaggi economici derivanti dall'attività di libero professionale svolta in regime di extramoenia, con danno all'azienda ospedaliera di appartenenza, tenuta all'erogazione del servizio di assistenza sanitaria a soggetti in realtà non legittimati" dalle visite private.

L'ASSESSORE. "Facendo salve le garanzie che devono essere riconosciute a qualsiasi indagato, da parte dell'Assessorato regionale della Salute e quindi di tutte le aziende del Sistema sanitario siciliano, c'è sempre il massimo rispetto per il lavoro dell'autorità giudiziaria. Chi tenendo atteggiamenti non conformi alla legge, al giuramento di Ippocrate e al modo civile di esercitare un pubblico servizio, quale è quello sanitario, deve sempre sapere che per parte nostra troverà rigore e pugno duro". Lo ha detto l'assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, commentando l'inchiesta del Nas dei carabinieri.

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