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Mafia, il nuovo pentito Cecala: “In carcere boss rispettati, gli preparano il cibo”

Nel riquadro Emanuele Cecala

Nel primo verbale depositato nell'indagine appena conclusa da carabinieri e procura sulla presunta imposizione da parte delle mafia dei buttafuori nei locali notturni, il nuovo pentito di Caccamo Emanuele Cecala, ha raccontato soprattutto come vengono trattati i pezzi da novanta in carcere e quali sono i rapporti tra loro dietro le sbarre.

Parlando del presunto boss di Ballarò Massimo Mulè, come scrive Leopoldo Gargano sul Giornale di Sicilia in edicola, Cecala ha fornito una sorta di piccolo manuale di vita in cella. «In carcere la maggior parte parla tanto - afferma -. Anche i palermitani stessi, quando fanno riferimento ad una persona come questo Massimo Mulè, fanno sempre riferimento che è una persona apposto. Loro hanno un modo di fare...».

Il magistrato gli domanda se gli è capitato di parlare con qualcuno del presunto boss di Ballarò e Cecala risponde: «No, nel modo specifico con qualcuno che mi ha detto: questo è mafioso. No. Però già nell'ambito carcerario - afferma Cecala - i palermitani hanno un modo di fare, che quando sono tra loro che si conoscono, e che si riconoscono anche “uomo d'onore” che fanno parte della famiglia, hanno...non è un'amicizia normale. È un'amicizia come se fosse un fratello. Cioè hanno modi di parlare, di discutere, si vede che sono differenti. Quando c'è un palermitano che neanche gli interessa, “buongiorno e buonasera”. Però quando c'è una persona che è rispettata, che è riconosciuta mafiosa, fa parte di Cosa nostra, è diverso. Gli danno da mangiare, gli cucinano, c'è questa usanza».

 

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