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L'incidente di Cefalù, il sorriso di "Peppe" e il dolore di Palermo e Catanzaro

Cinque giorni dopo suo papà Vincenzo, anche Giuseppe Nicoletti, 38 anni, se n’è andato per le ferite riportate lo scorso 30 dicembre in quel terribile incidente sull’autostrada Palermo-Messina, poco prima dello svincolo di Cefalù. Padre e figlio viaggiavano su una Nissan Qashqai, intestata a società di noleggio, che procedeva in direzione Messina, quando subito dopo un rettilineo in discesa, il suv ha tamponato un autocarro, che era fermo nella corsia d’emergenza, pare per soccorrere un altro mezzo. L’impatto è stato devastante. Il genitore, 75 anni, un ingegnere di Catanzaro,  è morto sul colpo, il figlio è stato ricoverato fino a ieri nel reparto di terapia intensiva della Fondazione Giglio di Cefalù ed è stato tenuto in vita grazie alla ventilazione assistita.

I vigili del fuoco del comando provinciale ci hanno messo quasi quattro ore, per estrarre i corpi dalla macchina accartocciata, e a quel punto è stata una corsa contro il tempo per tentare di salvare un ragazzo di soli 38 anni. I medici, subito dopo il ricovero, hanno anche tentato un disperato intervento all’addome e al torace, ma la situazione clinica non è migliorata.

Ieri mattina l’ennesima valutazione durata sei ore, fino alla conferma dell’assenza di attività e dell’elettroencefalogramma piatto. Giuseppe Nicoletti era un giornalista pubblicista, amico di molti colleghi, e un imprenditore nel campo digitale e dei media: aveva frequentato in città il liceo Meli e si era poi laureato proprio in scienze della comunicazione, sempre a Palermo. Aveva interessi sia nel capoluogo siciliano sia a Catanzaro, la città di suo padre, con la quale aveva anche un’attività in comune. La mamma di Giuseppe è Rosa Ricciardi, stimata giornalista della sede regionale della Rai.

“Peppe”, come lo chiamavano tutti, era un ragazzo impossibile da dimenticare: il suo “ciuffo” e il suo sorriso non passavano inosservati. Non è stata una sorpresa dunque, per chi lo conosceva,  che la sera del 31 dicembre, per Capodanno, un nutrito gruppo di suoi amici sia andato a Cefalù, in ospedale, anche solo per stargli accanto fisicamente, per non lasciarlo solo. Un gesto che ha molto colpito i medici del “Giglio”, una dimostrazione d’affetto non banale e non scontata in un momento così terribile. Giuseppe era anche un grande appassionato di moto, e nella sua bacheca Facebook moltissime persone, nel dedicargli un messaggio e un saluto, hanno commentato una sua foto, da piccolo, in sella ad una due ruote. Non è solo Palermo che piange Peppe, ma anche Catanzaro, la città del padre, che era diventata una seconda casa.

Proprio nella centro calabrese, quando hanno capito che c’erano purtroppo poche speranze di salvare la vita a Giuseppe, hanno deciso di aspettare per celebrare i funerali di papà Vincenzo, in modo tale che se le cose non fossero cambiate, come hanno sperato tutti fino all’ultimo, tutti avrebbero avuto l’opportunità di accompagnare padre e figlio, insieme, per l’ultimo, triste e straziante viaggio.

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