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Palermo, intestazione fittizia: condannati il figlio e l'avvocato del boss Graziano

Il gup del Tribunale di Palermo Fabio Pilato ha condannato cinque persone, coinvolte in una inchiesta per riciclaggio e fittizia intestazione di beni, riguardante la famiglia dei costruttori Graziano, alcuni componenti della quale sono stati più volte condannati per mafia.

Il giudice ha accolto in parte le richieste del pm Amelia Luise e ha riconosciuto colpevole Francesco Graziano, figlio del boss Vincenzo: ha avuto 4 anni. Colpevoli anche la moglie, Maria Virginia Inserillo, e altre due donne, Rossella Collura e Giulia Valenti: le pene sono di due anni a testa, con la sospensione condizionale.

Condannato anche l’avvocato Nicolò Riccobene, che rispondeva di favoreggiamento reale: ha avuto un anno e dieci mesi, sempre con la pena sospesa. Il giudice Pilato ha escluso per tutti l’aggravante dell’agevolazione di Cosa nostra e ha ritenuto prescritte alcune contestazioni mosse agli stessi Vincenzo e Francesco Graziano, alla Collura, a Santo e Roberto Graziano.

Gli assolti sono Giuseppe Di Maria, Loredana Graziano, Giovanna Di Maria nata nel 1984, Giovanna Di Maria del 1986, Roberta Cane, Gaetano Giampino e Angelo Graziano. L’inchiesta originaria aveva coinvolto l’avvocato Marcello Marcatajo, civilista e docente universitario, poi deceduto, ed era stata condotta dalla Guardia di finanza. Il legale, nel 2016, era finito in carcere: secondo l’accusa, per quasi tredici anni, con la complicità dei suoi familiari, avrebbe curato gli interessi dei clan dei Graziano e dei Galatolo dell’Acquasanta.

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