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Medico morto a Corleone, la moglie: "Non era il solo a rischiare"

Giuseppe Liotta in servizio in ospedale

"È stato ogni giorno marito, padre, figlio, fratello, amico, medico e collega amorevole, senza cedere alla tentazione attuale del modello di uomo di successo, che valorizzando solo alcuni aspetti della vita compie il sacrificio di altri e, insieme a questi, di se stesso. Non solo un 'medico di Carità' quindi, che sapeva ascoltare, intervenire, curare e guarire, ma prima di tutto un uomo pieno e liberamente ispirato a Gesù Cristo".

Lo scrive, nel suo messaggio, Floriana Di Marco, vedova di Giuseppe Liotta, inviato in occasione dell'assegnazione del Premio Medico di Carita' 2019 alla memoria. Il medico è morto durante l'alluvione di novembre, a Corleone, mentre si recava a lavoro. Quella di Giuseppe Liotta, sottolinea, non è, quindi, "l'atto eroico di una notte, che il tam tam mediatico ha promosso, ma il riconoscimento di una vita nella scelta dell'amore. Non so quanti sanno che quella sera mio marito non era l'unico medico su quella strada, dimenticata più dagli uomini che da Dio, a cercare di raggiungere il proprio posto di lavoro nelle medesime condizioni di allerta".

"Penso sempre che questa sia un'altra cosa che vorrebbe che tutti sapessero, non solo per essere giusto nei confronti di altri colleghi che a differenza sua non sono stati meno meritevoli, solo più fortunati, ma anche per invitare a rinnovare la fiducia in una professione, quella medica, che ho avuto l'onore di condividere con lui nel nostro pane quotidiano, e in cui spesso ormai si rischia la vita, per derive violente, anche nelle sale dei pronto soccorso e nelle corsie. A ognuno di loro, nella vita di ogni giorno, il nostro riconoscimento, la nostra cura e la nostra attenzione. A noi tutti forza e coraggio nell'Amore"

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