Il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano, condannato a numerosi ergastoli per le stragi del '92-'93 e per l’omicidio di don Pino Puglisi, ha fatto appello come parte civile, assieme ad alcuni familiari, contro il proscioglimento per prescrizione del pentito Gaetano Grado, accusato dell’omicidio del padre del capomafia, Michele Graviano. La notizia è riportata in un articolo di Riccardo Arena sul Giornale di Sicilia.
È per questo che, davanti alla seconda sezione della corte d’assise d’appello di Palermo, si è aperto il processo contro Grado, valevole solo ai fini civili, cioè per l’eventuale risarcimento del danno a Giuseppe Graviano, al figlio Michele, che ha lo stesso nome del nonno, al fratello Benedetto e alla madre Vincenza Quartararo.
Il delitto avvenne il 7 gennaio del 1982, a Palermo, e segnò profondamente l’allora diciottenne secondo figlio della vittima. I fratelli Graviano sono quattro, ma Filippo, anche lui ergastolano e stragista del '92-'93, non ha condiviso la scelta dei familiari e se ne è dissociato platealmente.
Non è parte civile nemmeno Nunzia, la più piccola dei quattro, anche lei in passato condannata per mafia. Nel ricorso contro Grado l’avvocato Federico Vianelli sottolinea la imprescrittibilità del reato di omicidio (5 le vittime di Grado, in questo processo) e contesta la concessione dell’attenuante speciale per i collaboratori di giustizia, che ha consentito all’imputato di ottenere l’estinzione del reato per prescrizione.
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