Il gup del tribunale di Palermo Fabio Pilato ha condannato a 14 anni di carcere il collaboratore Antonino Pipitone, imputato di quattro delitti commessi tra il 1999 e il 2000. Originario di Carini (Palermo) - come riportato nell'edizione oggi in edicola del Giornale di Sicilia in un articolo a firma di Riccardo Arena - Pipitone sta già scontando l'ergastolo per l'omicidio del barista Giuseppe D'Angelo, avvenuto nel 2006.
La sentenza è stata emessa in abbreviato e il giudice ha riconosciuto la speciale attenuante per i collaboratori di giustizia, accogliendo così in pieno la richiesta dei pm Roberto Tartaglia, oggi fuori ruolo perché consulente della commissione Antimafia, e Amelia Luise. Disposte pure provvisionali immediatamente esecutive da 50 mila euro a testa per le sette parti civili costituite, tutti familiari delle vittime.
Vittime degli omicidi di cui il pentito si è autoaccusato, chiamando in causa anche propri parenti diretti, furono Francesco Giambanco, assassinato a Villagrazia di Carini (Palermo) il 16 dicembre 2000; Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto, fatti sparire col metodo della lupara bianca a Carini, il 26 aprile 1999; Giampiero Tocco, sequestrato e ucciso a Torretta (Palermo) il 26 ottobre del 2000.
I delitti furono commessi sotto la regia e la supervisione dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, capi del mandamento egemone su quei territori, Tommaso Natale.
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