Mazzette anche nel giorno in cui scopre di essere indagato. È uno dei particolari che emerge nell’inchiesta su un giro di tangenti al Provveditorato opere pubbliche a Palermo. Come si scrive Sandra Figliuolo in una serie di approfondimenti sul Giornale di Sicilia oggi in edicola, il 2 dicembre del 2017 Carlo Amato, uno dei funzionari arrestati, riceve la notifica della proroga dell'inchiesta a suo carico e scopre dunque di essere indagato.
Ma il suo primo pensiero sarebbe stato quello di contattare un imprenditore per intascare la sua mazzetta, come risulta da una intercettazione della squadra mobile.
I pm, nell'ordinanza di custodia cautelare, sottolineano la gravità del comportamento di Amato che «saputo delle indagini a suo carico, si precipitava ad incassare la tangente e contrattava ulteriormente l'adozione di una perizia di variante e la sottoscrizione del secondo stato di avanzamento dei lavoro, non merita ulteriori commenti», scrivono i pm nell'ordinanza di custodia cautelare.
Martedì scorso quattro funzionari del Provveditorato opere pubbliche sono stati arrestati con l'accusa di corruzione, falso in atti pubblici e truffa aggravata ai danni dello Stato. L’operazione condotta dalla polizia a Palermo e denominata “Cuci e Scuci” ha complessivamente a quattordici misure cautelari emesse dal Gip del tribunale coinvolgendo anche imprenditori oltre a funzionari dell'ufficio che si trova in piazza Verdi a Palermo e che dipende dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
I quattro arrestati sono Carlo Amato, Francesco Barberi, Antonio Casella e Claudio Monte. Già alla fine del 2017 erano finiti nel registro degli indagati. Nell'elenco dei coinvolti altri due funzionari che sono stati sospesi per un anno, mentre sono otto gli imprenditori raggiunti da un'interdittiva e per un periodo non potranno trattare con la pubblica amministrazione.
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