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Mafia, inchiesta "talpe" a Palermo: concessi i domiciliari a Barcellona

Il tribunale del Riesame di Palermo ha concesso gli arresti domiciliari a Giuseppe Barcellona, il carabiniere arrestato il 16 aprile con l’accusa di accesso abusivo al sistema informatico.

Nella stessa inchiesta sono stati coinvolti l’ufficiale della Dia Marco Zappalà, indagato per rivelazione di notizie riservate e l’ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino, indagato per favoreggiamento alla mafia.

A Zappalà i giudici del Riesame hanno confermato il carcere, mentre è stata annullata la misura cautelare disposta nei confronti di Vaccarino. Secondo i magistrati, Barcellona, addetto a trascrivere i contenuti delle intercettazioni disposte nell’ambito della cattura del boss latitante Matteo Messina Denaro, ha passato a Zappalà, funzionario della Dia di Caltanissetta, un verbale di conversazione tra due indagati in cui si faceva riferimento a dinamiche interne alla famiglia mafiosa di Castelvetrano. Non è  accertato se la fuga di notizie abbia riguardato anche la parte del dialogo relativa a un possibile covo di Messina Denaro.

Zappalà a sua volta avrebbe girato l’intercettazione a Vaccarino che l’avrebbe data al boss Vincenzo Santangelo.
Barcellona avrebbe ammesso davanti al gip di avere consegnato al suo ex superiore il verbale, sostenendo di averlo
fatto perchè lui glielo aveva chiesto e pensando che non ci fosse alcuna anomalia.

Zappalà, invece, ha sostenuto di essere stato indirettamente interessato alle indagini sul latitante perchè dai pm di
Caltanissetta era delegato alle inchieste sulle stragi del '92 in cui il capomafia è imputato. Versione che non ha convinto i magistrati dal momento che Barcellona non aveva alcun titolo per effettuare le ricerche sul padrino.

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