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Omicidio a Belmonte Mezzagno, ucciso a colpi di arma da fuoco il fratello dell'ex sindaco Di Liberto

La vettura di Antonio Di Liberto col vetro frantumato dai proiettili
La vettura di Antonio Di Liberto col vetro frantumato dai proiettili

Omicidio a Belmonte Mezzagno, in via Umbria, nel Palermitano. La vittima è Antonio Di Liberto, commercialista di 48 anni, fratello dell’ex sindaco Pietro.

Il cadavere è stato trovato all'interno di un'auto davanti alla sua abitazione, nei pressi del campo sportivo. L'uomo è stato ucciso una volta entrato nella sua auto, una Bmw.

Di Liberto è stato raggiunto da almeno quattro colpi di pistola 7,65, un agguato studiato nei dettagli. Gli uomini della scientifica hanno trovato per terra sei bossoli. Da una prima ricostruzione pare che sia stato affrontato da uno o due killer davanti alla sua villa. Il commercialista è riuscito ad entrare nella sua auto, cercando di fuggire, ma è stato raggiunto e freddato. Il finestrino del lato guida è esploso sotto i colpi delle pistola semiautomatica.

Di Liberto, sposato e con tre figli, abitava in una villa costruita da poco nei pressi del campo sportivo del paese, dove è avvenuto l'agguato. Alle 9,20 era arrivata la segnalazione ai carabinieri che dentro una vettura vi era un uomo morto. Sul posto sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Misilmeri e della Scientifica.

Di Liberto non aveva precedenti, ma risulta parente, un cugino, del pentito di mafia Filippo Bisconti: un nome pesante, ex boss di Belmonte, poi collaboratore di giustizia, il quale ha aperto uno squarcio sulla ricostituzione della nuova Cupola di Palermo, smantellata da una recente operazione antimafia.

Le indagini sono coordinate dalla Dda e condotte dai carabinieri del nucleo operativo. In queste ore gli investigatori stanno sentendo amici e parenti della vittima. Nella villa ci sono alcune telecamere che pare non avrebbero ripreso la scena del delitto.

Cinque anni fa all’ex sindaco Pietro Di Liberto il Cga contestava «vincoli parentali e cointeressenze economiche con soggetti ed enti contigui alla criminalità organizzata» e lui aveva replicato: «Mi contestano la parentela di ottavo grado con il figlio del fratello di mia nonna, che non vedo da vent'anni e l’avere incontrato per lavoro un soggetto che risulta essere oggetto di indagini».

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