È morto all’ospedale Civico di Palermo, dopo un breve ricovero, l’ex magistrato Paolo Giudici, procuratore aggiunto del capoluogo siciliano, andato in pensione sei anni fa. Aveva 78 anni ed è stato stroncato da un malore.
Giudici, entrato in magistratura nel 1967 e rimasto in servizio 45 anni, fu prima pretore, poi sostituto in procura e in procura generale. Infine si occupò di pubblica amministrazione, iniziando la carriera di aggiunto prima al fianco di Gian Carlo Caselli e poi continuando con Piero Grasso e Francesco Messineo.
Fu il reggente dell’ufficio nel periodo di passaggio fra il trasferimento di Grasso al vertice della procura nazionale antimafia e la nomina del successore, Messineo: in quel lasso di tempo, l’11 aprile del 2006, venne catturato Bernardo Provenzano, dopo 43 anni di latitanza.
Un evento storico, su cui Giudici, come capo temporaneo dell’ufficio che aveva coordinato le ricerche, avrebbe potuto iscrivere il proprio nome, ma il magistrato non amava i riflettori, era schivo e non volle prendere su di sè meriti di altri.
Quando arrivò la scadenza del suo incarico di aggiunto, con il ritorno al ruolo di sostituto, il pm lasciò lo stesso giorno libera la stanza e tolse dal suo timbro la dicitura di procuratore aggiunto. Riservato e maestro di generazioni di pubblici ministeri, Paolo Giudici, nato a Mussomeli, apparteneva alla famiglia nobile degli Emiliani Giudici, un cui componente suo omonimo, Paolo Emiliani Giudici, fu uno storico e un critico letterario molto importante, nel XIX secolo. Nel suo paese i funerali, oggi alle 16,30, e sarà sepolto.
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