Un furgoncino, una trasferta, fratture di gruppo. Uno scenario terribile per la banda degli spaccaossa che per poter truffare una compagnia assicurativa e lucrare ancora di più sulla richiesta di risarcimento provarono a simulare un incidente con più vittime.
I particolari del falso incidente inscenato a Riccione sono stati svelati dai tre collaboratori di giustizia, Franco Mocciaro, la moglie Anna Conte e Salvatore La Piana, che erano finiti in cella con il primo troncone dell'inchiesta, ad agosto dell'anno scorso. I loro racconti, come ha scritto Sandra Figliuolo sul Giornale di Sicilia, hanno contribuito alle operazioni «Tantalo bis» della squadra mobile e «Contra fides» della guardia di finanza: complessivamente sono indagate 246 persone.
Sul falso incidente di Riccione sono ancora in corso accertamenti. I procuratori aggiunti Ennio Petrigni e Sergio Demontis, assieme ai sostituti Daniele Sansone, Alfredo Gualtieri, Francesca Mazzocco ed Andrea Zoppi, hanno comunque appurato che effettivamente il 14 giugno del 2018, a Riccione, un furgoncino Volkswagen, con più persone a bordo, era rimasto coinvolto in un incidente.
Ed era stata avviata una pratica di risarcimento per i feriti che in quell'occasione erano stati trasportati all'ospedale «Riccione-Cattolica» di Riccione. Agli investigatori Anna Conte ha raccontato: «Dice che sono partiti, hanno affittato un furgoncino con sei persone e Fragolina (il soprannome di Giovanni Napoli, ndr) ha rotto tutte e sei… Ma non l'hanno fatto a Palermo, lo hanno fatto a Rimini, mi pare…».
Franco Mocciaro, suo marito, ha poi riferito che a occuparsi della pratica sarebbe stato Francesco Faija. E qui emerge il particolare del giovane che si è fatto fratturare le ossa per due volte.
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