«La mancanza di una guida certa e autorevole ha pesato sicuramente tanto nelle sorti di Cosa nostra». Il comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, Antonio Di Stasio lo dice oggi sul Giornale di Sicilia in edicola, nel terzo appuntamento di un’inchiesta di Vincenzo Marannano in cui si mettono in luce le strategie della mafia nei traffici di droga e nelle estorsioni sempre più determinanti per il finanziamento dei mandamenti.
La nuova commissione provinciale, che era tornata a riunirsi, doveva essere lo strumento per riportare serenità negli affari, per ristabilire regole, strategie e per prendere, se necessario, decisioni importanti a 25 anni dall’arresto di Totò Riina.
«Bisogna pensare a Cosa nostra come a un'azienda - spiega il colonnello Di Stasio - con un management che detta la linea da seguire. Senza una leadership pienamente attiva, quindi senza una testa, un'azienda non può restare sul mercato. Per questo la commissione ha un ruolo fondamentale». Ma averla colpita, secondo Di Stasio, significa aver azzoppato Cosa nostra.
Sul Giornale di Sicilia un'inchiesta di due pagine
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