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La mafia batte cassa, cosa nostra a caccia di soldi: la crisi alimenta le tensioni nei clan

L'arresto di Leandro Greco, nipote del "papa" di cosa nostra, Michele Greco

Che fine ha fatto il tesoro di cosa nostra?  Dov'è finito il tesoro dei boss? Sono queste le domande sempre più frequenti all'interno dei clan. Sì perché tra confische, poche entrate e 2280 affiliati "da sfamare", cosa nostra è in crisi. Si batte cassa e questo alimenta preoccupanti tensioni fra cosche e mandamenti. Si legge in un'inchiesta esclusiva del Giornale di Sicilia, condotta da Vincenzo Marannano.

Boss e "picciotti" non riescono più a far quadrare i bilanci, a mantenere pusher e taglieggiatori, a pagare le spese di processi e confische, che diventano ogni anno più salate. Ma andiamo ai numeri:

Secondo i dettagli forniti dalla Dia, sono 2280 gli affiliati nel Palermitano - 1540 in città e 740 in provincia - tutti perlopiù con moglie e figli a carico. Quali sono i mandamenti più "popolosi"? Nell'ordine San Lorenzo (con 322 affiliati), Brancaccio (313) e Porta Nuova (245) in città e Misilmeri (203) e Camporeale (207) in provincia

Riuscire a sfamare tutte queste bocche non è facile, anche se la crisi ormai da quasi vent'anni ha portato le cosche a rivedere al ribasso i "compensi" e questo di certo alimenta un certo malcontento fra gli affiliati.

Tutti i dettagli dell'inchiesta sul Giornale di Sicilia di oggi in edicola.

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