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Mafia e scommesse a Palermo, sequestro da 7 milioni: c'è anche il bar Splendore

Sequestro da sette milioni per l'imprenditore palermitano Enrico Splendore, uno dei principali riferimenti in città nel settore delle scommesse sportive. Tra i beni sottoposti a sequestro ci sono quattro immobili a Palermo, il compendio aziendale del Bar Splendore, avviata attività commerciale di bar e scommesse sportive nel quartiere Brancaccio-Settecannoli (la cui gestione è attualmente di un'altra società), la ditta “Splendore Enrico”, il 10% delle quote societarie della “Di Filippo Bus s.r.l.” di via Messina Montagne, quattordici conti correnti e quattro auto.

I finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, coordinati dalla Procura della Repubblica del capoluogo hanno dato esecuzione al provvedimento con cui la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha disposto il sequestro dei beni.

Le indagini delle fiamme gialle, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica, hanno permesso di ricostruire la storia e l'attività di Enrico Splendore, che fin dagli anni Novanta ha esercitato abusivamente l’attività, poi proseguita parallelamente a quella legale.

Ha riportato una condanna irrevocabile per esercizio di giochi d’azzardo nel 1990 e condannato, in primo e secondo grado, per associazione per delinquere, per essersi associato con altre persone per esercizio abusivo di gioco o di scommessa dal gennaio 2007 al settembre 2010. Gli accertamenti delegati dalla Procura della Repubblica di Palermo, hanno evidenziato come Enrico Spendore avrebbe allacciato sistematiche relazioni con diversi personaggi ai vertici delle cosche mafiose di Brancaccio, Corso dei Mille e Villabate. Si tratta di zone in cui Splendore avrebbe concentrato i suoi interessi legali ed illegali.

Le indagini hanno permesso di far emergere la vicinanza dell'imprenditore a elementi di spicco del mandamento mafioso di Brancaccio tra cui Pietro Tagliavia. Diversi collaboratori di giustizia, come Andrea Bonaccorso e Stefano Lo Verso, hanno infatti raccontato che gli esponenti della cosca avrebbero aiutato Splendore nel corso degli anni.

Gli approfondimenti dei finanzieri Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo si sono concentrati sugli interessi economici e sul patrimonio immobiliare dell'imprenditore che nel tempo e anche con l'aiuto di altre persone avrebbe effettuato rilevanti investimenti, a dispetto di una capacità reddituale ritenuta non adeguata.
E quindi è emersa una significativa sproporzione tra il loro valore e i redditi dichiarati, su cui è stata fondata la proposta di sequestro, che la Procura della Repubblica ha avanzato, dopo vari accertamenti, alla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale.

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