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Palermo, abuso d'ufficio: condannato a 4 anni e sei mesi ex dirigente dell'Asp 6

I giudici della terza sezione penale del tribunale di Palermo presieduta da Marina Petruzzella, (giudici Daniela Vascellaro e Giuseppe Marrone) hanno condannato a quattro anni e sei mesi di reclusione Giuseppe Luigi Jeffrey Eddy Quattrocchi, 60 anni, direttore tra il 2011 e il 2012 dell'Unità operativa complessa di riabilitazione ad alta specialità della struttura di Borgo Nuovo e direttore generale del Dipartimento di medicina riabilitativa dell'Asp 6 di Palermo per abuso d'ufficio.

Oltre all'interdizione dai pubblici uffici dovrà pagare oltre 50 mila euro tra risarcimento danni, danno d'immagine e spese legali. La vicenda è iniziata nel 2013 quando all'Azienda sanitaria provinciale arrivano tre fatture da liquidare ad una società per una fornitura urgente in vista dell'apertura del centro di Villa delle Ginestre nel 2011. Il commissario Antonio Candela anziché pagare scrisse in procura per segnalare un presunto abuso d'ufficio in virtù del fatto che quella fornitura era stata fatta in assenza di una regolare procedura di acquisizione beni.

"La società - si legge nella sentenza - era stata contattata personalmente e direttamente, secondo metodi tipicamente clientelari, senza pubblicità esterna e senza ponderarne la preparazione in comparazione con altre ditte". Negli anni in cui fu dirigente Quattrocchi con una circolare interna del 30 gennaio 2012 dava ai medici di Villa delle Ginestre un'indicazione precisa: "Tutte le prescrizioni di ausili, ortesi, protesi e presidi, dovranno essere preventivamente autorizzate dallo scrivente, previa dettagliata analisi delle patologie con precisa indicazione alla prescrizione. Qualunque atteggiamento ostativo ed omissivo alla presente verrà immediatamente sottoposto al vaglio sanzionatorio".

Un atto interno, secondo quanto rilevato dal tribunale, in violazione del decreto ministeriale del 1999 e di un decreto dell'assessorato regionale siciliano che puntava a lasciare nelle mani dei pazienti la più totale libertà di scelta circa l'officina ortopedica cui affidarsi per protesi, attrezzature e altro ancora. Secondo l'accusa il dirigente dell'Asp così facendo avrebbe favorito alcune società. Da qui la condanna.

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