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Mafia a Palermo, l'ordine dei boss di Pagliarelli: "Basta estorsioni, troppi rischi"

Un frame tratto dall'indagine della dda di Palermo che ha portato al fermo di 46 persone tra cui il nuovo capo dell'organizzazione, Settimo Mineo

I boss che rinunciano alle estorsioni. Sembra fantascienza, visto che attraverso l’imposizione del pizzo Cosa nostra consolida soprattutto il suo controllo sul territorio, eppure è proprio questo l’ordine che sarebbe arrivato appena qualche mese fa dai vertici del mandamento di Pagliarelli: “No! Non dobbiamo fare più niente!”.

Troppi imprenditori “sbirri”, troppi rischi. La decisione – come si può leggere in un articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia oggi in edicola – non sarebbe piaciuta né al boss di corso Calatafimi, Filippo Annatelli, né a quello di Rocca-Mezzomonreale, Gioacchino Badagliacca, finiti in cella col blitz “Cupola 2.0” di una settimana fa, che avrebbe cercato un modo per aggirarla. Perché senza rivendicare la “messa a posto”, come dice Annatelli, “è andata a finire qua, a tipo… non c’è più rispetto… questi arrivano, montano, ti guardano in faccia, ridono…”.

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