«Non corrisponde al vero che l'ospedale Giglio di Cefalù sia stato escluso dalla rete dell’infarto. E neppure corrisponde al vero che la decisione, già adottata in sede tecnica dalla Direzione Pianificazione Strategica, di prevedere un centro spoke possa produrre danni ai cittadinì».
Lo precisa una nota dell’assessorato regionale per la Salute, smentendo quanto trapelato. «Va a questo proposito ricordato che le reti ictus, infarto e politrauma sono in fase di revisione e che il documento cui si fa riferimento nella dichiarazione rilasciata dal primario dell’Ospedale Giglio è quello redatto a corredo della rete vigente (D.A. 629/17). - aggiunge - Proprio perché in fase di revisione, la previsione delle nuove reti tempo dipendenti, per le quali è stata chiesta la designazione dei nuovi tavoli tecnici già la scorsa settimana, potrà essere il luogo in cui valutare la bontà delle scelte che erano state fatte nel passato e che ad oggi non sono ancora operative».
Nei giorni scorsi è stata ventilata un’altra misura penalizzante per lo stesso ospedale: la chiusura del punto nascite. Contro l’esclusione dalla rete per l’infarto si era subito schierato il primario di cardiologia, Tommaso Cipolla. In una nota al direttore generale della Fondazione Giglio, Cipolla ha fatto presente che la cancellazione dalla rete per l’infarto si pone in «stridente e incomprensibile contrasto» con il ruolo di centro Hub svolto dall’ospedale dal 2004, prima cioè della stessa istituzione della rete.
Nel caso del trattamento precoce dell’infarto non esisterebbero alternative tra Messina e Palermo (con l’eccezione di Patti, che però funziona al 50%). Secondo il cardiologo, l’abolizione del centro Hub di Cefalù, riconosciuto come centro di eccellenza, comporterebbe «non meno di dieci morti in più in un anno».
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