Maxi confisca di beni da 400 milioni di euro a Giuseppe Acanto, di 60 anni, ritenuto personaggio vicino cosa nostra di Villabate. La Direzione investigativa antimafia di Palermo ha dato esecuzione ad un decreto di confisca di beni, emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo.
Il provvedimento di confisca, come anticipato una settimana fa dal Giornale di Sicilia, è frutto di una complessa attività investigativa che, già in passato, aveva consentito di accertare la gestione, da parte Giuseppe Acanto della contabilità di società riconducibili alla famiglia mafiosa di Villabate. Elementi utili alle indagini le ha fornite il collaboratore di giustizia Francesco Campanella, braccio destro di Nino Mandalà, boss di Villabate.
Proprio Nino Mandalà, fra gli anni 2002 e 2004, ebbe l’incarico di gestire un periodo di latitanza dell’allora ricercato Bernardo Provenzano curandone gli aspetti logistici, assistenziali ed amministrativi legati al ricovero in una casa di cura a Marsiglia.
L’attività investigativa delle Dia ha permesso di accertare come Acanto fin dagli anni Novanta fosse socio in affari illeciti con Giovanni Sucato, chiamato “mago dei soldi” che, dopo aver truffato migliaia di persone sparì poi con un ingente capitale e il cui cadavere, nel 1996, fu trovato carbonizzato all’interno della propria auto.
Anche Acanto, dopo aver subito l’incendio nello studio professionale, si rese irreperibile. Nel 1994, dopo essere stato “perdonato” grazie alla mediazione di elementi di spicco della famiglia di Villabate, riprese l’attività di commercialista, dedicandosi alla costituzione di società in nome e per conto degli uomini d’onore.
Giuseppe Acanto aveva agganci anche all’interno dell’amministrazione del Comune di Villabate e si fece nominare direttore del locale mercato ortofrutticolo. Così si avvicinò all’attività politica, si occupò di sviluppare ogni operazione economica d’interesse della locale famiglia mafiosa, come la costruzione del centro commerciale.
Si candidò alle elezioni amministrative del 2001 con la lista Biancofiore, con il sostegno della cosca locale, risultò il primo dei non eletti, riuscendo poi comunque ad accedere ad un seggio all’Assemblea regionale siciliana.La confisca odierna ha interessato beni mobili ed immobili, rapporti bancari, intero capitale sociale e relativi compendi aziendali, quote societari. Giuseppe Acanto è stato ritenuto dal Tribunale di Palermo “socialmente pericoloso” e per questo sottoposto a sorveglianza speciale di polizia di stato per quattro anni a partire dal 2018.
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