Nel 2016 a Vincenzo La Fata, 61 anni, impiegato della Regione Siciliana, è stato asportato mezzo polmone dopo una diagnosi di tumore che si è rivelata errata. Adesso Rosa Liotta, 47 anni, e Gaia Chiarello, 37 anni, anatomopatologhe dell’Istituto mediterraneo trapianti (Ismett) di Palermo, andranno a processo il prossimo 21 gennaio davanti alla seconda sezione monocratica di Palermo con l’accusa di lesioni personali colpose in concorso.
La Fata all’inizio del 2016 si era sottoposto ad alcuni esami di controllo. Da qui la diagnosi di adenocarcinoma polmonare e l’intervento chirurgico all’Ismett con l’asportazione di mezzo polmone. Dopo l'esame istologico eseguito sui frammenti di polmone prelevati, si è scoperto che non si trattava di un tumore, come diagnosticato, ma di lesioni dovute a una tubercolosi contratta dal paziente quando era bambino e di cui era a già a conoscenza. Dopo alcuni mesi l’Ismett ha corretto la diagnosi inziale.
A seguito di una querela di La Fata, la procura di Palermo aveva aperto un fascicolo per lesioni colpose gravi contro le due anatomopatologhe e il chirurgo toracico Alessandro Bertani, nei confronti del quale si profila adesso una richiesta di archiviazione.
“Dopo mille perdite di tempo finalmente – afferma La Fata, assistito dall’avvocato Francesco Paolo Di Fresco – è stata fissata una data per il processo. Il consulente nominato dal pm solo dopo due proroghe e ben 18 mesi ha prodotto la sua relazione, l’allora assessore alla sanità della Regione Sicilia Baldo Guicciardi aveva annunciato un’ispezione all’Ismett di cui non si è saputo più niente. Intanto mi ritrovo con mezzo polmone in meno e con tutte le conseguenze psico-fisiche correlate. Vorrei semplicemente avere giustizia anche se sotto processo è una potente struttura sanitaria”.
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