PALERMO. Era succube della figlia e si era fatta coinvolgere nel suo progetto di doppio suicidio. Questo dice la perizia psichiatrica disposta dal gup Fabrizio Molinari su Anna Cipresso, accusata di avere ammazzato la figlia di 40 anni, Elisabetta, che sarebbe stata consenziente, con una dose massiccia di anestetici. Elisabetta è stata trovata morta il 19 luglio del 2014.
Secondo i periti, che hanno deposto questa mattina davanti al giudice, i ruoli tra madre e figlia si sarebbero invertiti a causa del carattere molto forte della ragazza che avrebbe sovrastato la genitrice. La vittima, inoltre, aveva una forte depressione e questo avrebbe condizionato la madre che il 19 luglio del 2014 aveva una “scarsa capacità di autodeterminazione” ed era quindi parzialmente incapace di intendere e volere.
La perizia ha inoltre detto che la donna è in grado di partecipare al processo e non è socialmente pericolosa.
La drammatica storia è venuta fuori quando Anna Cipresso, infermiera, ha dato l'allarme chiamando il 118 denunciando la morte della figlia, anche lei infermiera. Le due donne, sfrattate e praticamente indigenti a causa degli usurai a cui erano ricorse nel tempo, erano in un albergo in via Archirafi. Secondo l'accusa, avrebbero deciso di uccidersi e la madre avrebbe iniettato una dose letale di anestetici alla figlia.
Diversa la tesi del difensore della donna, l'avvocato Antonio Cacioppo: le due, depresse, piene di problemi e con vari tentativi di suicidio alle spalle, avrebbero deciso ancora una volta di farla finita. Elisabetta Cipresso, stimata nel suo lavoro e molto abile, si sarebbe iniettata da sola l'anestetico, mentre la madre sarebbe ricorsa all'ansiolitico col progetto di iniettarsi, anche lei, l'altro farmaco. Ma si sarebbe addormentata prima di poterlo fare. Svegliatasi avrebbe trovato la figlia morta.
La donna spiegò che con la figlia avevano acquistato dei gratta e vinci e stabilito che se avessero vinto non si sarebbero uccise, ma la fortuna non fu dalla loro parte. L’ex infermiera ha sempre negato però di aver ucciso la figlia, che si sarebbe invece suicidata. E poi “per amore, per accompagnarla nel suo percorso, per non restare sola” la madre aveva deciso a sua volta di togliersi la vita, senza però riuscirci.
Secondo la Procura, invece, sarebbe stata proprio l’imputata a somministrare una dose massiccia di Propofol alla vittima, anche perché, essendo un anestetico a effetto immediato, da sola, Elisabetta Cipresso avrebbe perso i sensi prima di poter concludere la fatale operazione. Tuttavia, l’autopsia non ha dato risposte certe su questo aspetto, non ha chiarito cioè se la vittima si sia uccisa o se sia stata suicidata.
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