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Mafia, Bacchi e il caso dell'emendamento per la sanatoria sui centri scommesse

Antonio Benedetto Bacchi

PALERMO. L'imprenditore Benedetto Bacchi, titolare di oltre 700 agenzie di scommesse e giochi avrebbe fatto pressioni perché venisse approvato un emendamento alla legge finanziaria del 2017 per riaprire i termini della sanatoria per i "punti" irregolari e abbassare la quota da pagare per regolarizzare i centri.

Il particolare viene fuori dall'inchiesta che oggi ha portato all'arresto di Bacchi accusato, tra l'altro, di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio. La vicenda è stata oggetto di accertamenti da parte degli inquirenti che, però, non hanno avuto esiti. E l'emendamento non è mai passato.

Le agenzie dell'imprenditore di Partinico, che aveva raggiunto una posizione di monopolio nella gestione del settore grazie a una sorta di accordo stretto con Cosa nostra, erano tutte senza concessione: da qui la necessità di usufruire della sanatoria. "In pieno accordo con il mafioso Francesco Nania, Bacchi ha dato impulso a una serie di complici - scrive la polizia in una informativa che è stata depositata agli atti di un'altra inchiesta, quella sull'armatore trapanese Ettore Morace - al fine di veicolare a illustri uomini politici la promessa di una consistente quantità di voti a fronte dell'approvazione di un emendamento teso a salvaguardare gli interessi della famiglia mafiosa che rappresenta".

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