PALERMO. Le corse all’ippodromo erano controllate da Cosa nostra che poi investiva i soldi nelle sale scommesse. L’interesse del mandamento mafioso di Resuttana sull’ippodromo di Palermo emerge nell’operazione Talea che ha portato a 25 arresti. Cosa Nostra - secondo l'accusa - gestiva tutto attraverso Giovanni Niosi (uno degli arrestati).
Le corse sarebbero state pilotate così come le scommesse: tutto questo consentiva all’organizzazione mafiosa di reperire liquidità economica. Il controllo dell’ippodromo avveniva attraverso un referente che si impegnava a versare, mensilmente, una somma di denaro destinata alla cassa della famiglia mafiosa di Resuttana.
Diverse telefonate, intercettate tra il 2014 e il 2015, confermerebbero che Niosi avesse la disponibilità di conti correnti bancari dove confluivano i soldi degli affari all'ippodromo. Però qualcosa non tornava nei conti di Cosa nostra e, secondo alcuni affiliati, era Niosi ad appropriarsi di una parte delle somme. “Quelli di Cardillo e ora quelli dell'ippodromo ci sono – dicono in un’intercettazione - vedi se ci è venuto a cercare qualcuno dalla parte nostra. Ai tempi quando glielo ha detto... questo è cornuto, ora lo andiamo a cercare ... e me lo deve dire di davanti a me... io di notte stesso ... la stessa sera”.
Le indagini confermano quanto riferito dal collaboratore Vito Galatolo nel 2014. “Niosi era uno che... io sono sceso nel 2000, quando sono uscito Giovanni Niosi già faceva parte... che favoriva cosa nostra, Resuttana, San Lorenzo... ha gestito... e ha gestito sempre tutte le... tutte le corse e tutte le tris che c'erano a paglia... all'ippodromo della favorita, sempre lui, dal 2000 al 2002... a quando c'ero io fuori sempre lui... perché lui, con la scusa che faceva il fantino, lui vedevo... corrompeva chi poteva corrompere... era lui che la gestiva là dentro”.
“Faceva – dice Galatolo rispondendo ai pm - che lui porta i soldi... allora, tutti quando facevano le tris... allora, lui era quello che dava i soldi ai guidatori... "te qua sti milioni" per dire... all'ora se c'era un mi... "te qua stu milione" ora arriva due milioni a quello, un milione a quello, 500 a quello, lui era quello che giostrava la corsa...Li dava per corrompere i fantini. Dovevo vincere io, allora gli altri si stavano dietro... il secondo doveva arrivare... questo e il terzo doveva arrivare quello... e cosi come partivano arrivavano. E poi cosa nostra investiva tutti i soldi nelle sale scommesse”.
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