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La scelta dei capi nella cosca di Santa Maria di Gesù: "Veniva eletto sempre Bontade"

PALERMO. “Minchia dovevi vedere prima che era... che era bello!”. Così Salvatore Profeta, uno dei presunti affiliati della cosca di Santa Maria di Gesù, parlava delle vecchie elezioni mafiose. Non quelle per alzata di mano, come si fa adesso. Ma quelle “di prima”, quelle a scrutinio segreto con i pizzini, quando “era bello”.

Profeta ricorda, in un’intercettazione raccolta dai carabinieri che hanno arrestato 27 persone, con nostalgia la prassi seguita in precedenza per l'organizzazione delle elezioni all'interno della famiglia con il benestare del reggente.

“Una settimana prima glielo dicevano alla reggenza e si facevano le... votazioni?”, chiede l’interlocutore “Si!”, risponde Profeta. In particolare, si spiegava che la scelta delle cariche avveniva con la partecipazione di tutti gli uomini d'onore. “Però tannu chia...chiamavano a tutti... capito?”. Votazioni a scrutinio segreto, mutuando ciò che avveniva nelle istituzioni pubbliche. “Tutti i bigliettini con i nomi... minchia lo sai che era... minchia pareva la camera dei deputati! Poi facevano lo spoglio...”.

Francesco Pedalino allora affermava che la famiglia di Santa Maria di Gesù era l'unica organizzazione mafiosa cittadina che ancora rispettava tali regole: “Forse l’unico quartiere che ancora tiene questa usanza tipo all’antica ...è questo!” e il suocero attribuiva tale diversità alle aspirazioni di comando interne agli altri sodalizi che impedivano l'unità. “Perché quello...quello vuole comandare in un rione...quello comanda in un altro rione... quello...”.

L'anziano uomo d'onore accennava alle cariche di vertice della famiglia assegnate attraverso elezioni (capofamiglia o principale e consigliere). “Tannu quando...incompr... u principale e il consigliere... doveva mettere”, raccontando che fino ai primi anni '80 veniva votato sempre Stefano Bontade. “Qua per un po’ di anni per Bontade sempre quello acchianava!”.

Ucciso quest'ultimo, la guida del sodalizio era stata assunta da Giovan Battista Pullarà. “E dopo di lui – raccontano gli indagati - è salito invece quello...Giovanni! quello... Pullarà!” al quale era poi succeduto Pietro Lo Iacono anche a causa degli arresti che avevano interessato diversi esponenti della cosca tra i quali anche Salvatore Profeta.

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