PALERMO. Ha patteggiato la condanna a due anni (pena sospesa) Maria Esposito - la moglie di Giuseppe La Mantia, ex vice direttore dell’Inail di Palermo, già direttore dell’ufficio di Termini Imerese - accusata di concorso in estorsione assieme e al marito per 516 mila euro.
L’imputata era assistita, come La Mantia, dagli avvocati Nino Caleca e Antonio Atria. Va invece a giudizio l’ex dirigente dell’Inail. Per lui e per altri 18 indagati – coinvolti nella corruzione – il processo comincerà il 5 marzo. Ha scelto l’abbreviato il figlio di la Mantia e la prossima udienza è fissata per il 5 marzo.
Secondo l’accusa, La Mantia, rilasciava con grande facilità i Durc, i documenti di regolarità contributiva, dietro pagamento di laute mazzette. La Mantia avrebbe riscosso le mazzette direttamente in ufficio, gli imprenditori gli consegnavano una busta anonima. Altre volte, la mazzetta arrivava direttamente sul conto corrente del dirigente, di suoi familiari (per questo sono indagati anche la moglie e il figlio) o di persone a lui vicine.
Non solo soldi, a La Mantia venivano regalati anche cellulari e in qualche caso gli sarebbe stato concesso l’uso di auto di lusso. Non solo corruzione, al dirigente viene contestata anche l’accusa di aver truffato Inail, attestando falsamente le proprie presenze in ufficio.
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