PALERMO. Sei anni e quattro mesi: la Cassazione ha confermato la condanna di don Roberto Elice per aver abusato di tre ragazzini, che all'epoca dei fatti avevano 9, 11 e 13 anni.
La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai legali del religioso. I fatti risalgono ai primi mesi del 2014 quando era ancora parroco della chiesa di Maria Santissima Assunta di via Perpignano.
A scoprire degli abusi fu la madre di due fratellini che lo denunciò, dopo essere riuscita a farlo confessare in chat. A quel punto, la donna andò dagli investigatori raccontando le confidenze raccolte dai figli. Don Roberto li avrebbe molestati sessualmente più volte. Agli atti anche una conversazione, via chat, tra il sacerdote e una parrocchiana nella quale il prete confessava quanto aveva fatto in un momento di debolezza, durante un pellegrinaggio.
I ragazzini hanno raccontato che tutto sarebbe cominciato durante un pellegrinaggio a Medjugorje. Il sacerdote, parroco nella chiesa di Maria Santissima Assunta, si offrì di pagare il viaggio ai due fratelli. Le molestie sarebbero poi continuate anche al ritorno in città. Le indagini hanno poi permesso di individuare un'altra vittima, un terzo ragazzino.
Don Elice è stato arrestato dalla polizia a febbraio 2016 mentre si trovava a Roma, dopo oltre un anno di indagini.
Dopo essere finito il manette, il prete confessò tutto. "Mi sono autodenunciato alla Curia a novembre del 2014", ha detto al gip. Ottiene il rito abbreviato e i domiciliari. La Curia, dopo la confessione, ha trasferito il prete a Roma in una struttura per sacerdoti con problemi, l'ha sospeso a divinis e ha avviato un procedimento penale canonico a suo carico.
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