PALERMO. E’ arrivata in Italia da "clandestina", ha lasciato la sua casa in Tunisia e la sua famiglia in cerca di una chance e di cure per la malattia di cui soffre da anni. Ma chi avrebbe dovuto aiutarla ha abusato di lei. Una storia drammatica quella della tunisina 28enne che ha denunciato per violenza sessuale alla polizia un medico palermitano. La vittima, nonostante lo choc subito, ha avuto la forza e la determinazione per registrare col cellulare le molestie subite ed è riuscita a fare arrestare Biagio Adile, primario del reparto del reparto di Urinoginecologia dell’ospedale Cervello di Palermo.
Il medico, molto stimato in ospedale e candidato nel 2014 a sindaco di Racalmuto, il paese di Sciascia, è stato sospeso dal servizio ed è ai domiciliari. Domani sarà interrogato dal gip. Sentita dalla polizia alla presenza di una psicologa e di un’interprete di lingua araba, la donna ha raccontato di soffrire di gravi problemi ginecologici per cui nel suo Paese è stata operata ben 13 volte. Ma dalla malattia non è riuscita a guarire: perciò ha già deciso di lasciare la Tunisia per cercare fortuna e una cura a Palermo.
Ottenuto un permesso di soggiorno per motivi di salute e trovato un lavoro, si è rivolta all’ospedale dove ha conosciuto il primario che, secondo il racconto della testimone, sarebbe riuscito a darle una speranza di guarigione.
Il primo episodio di violenza si sarebbe verificato a dicembre del 2016: molestie e palpeggiamenti che la donna non ha denunciato. Successivamente Adile le avrebbe detto di rivedersi in ospedale per un’ecografia. L’esame avrebbe dovuto effettuarlo un amico del medico. La giovane tunisina, però, sospettando che si sarebbe potuta ripetere la violenza, ha portato il cellulare per filmare la visita ed è riuscita a registrare gli abusi. "Quella volta in cui io andai e si verificò il fatto per cui ho fatto denuncia erano presenti in ambulatorio tante persone. La segretaria non mi notò per cui io bussai alla porta del dottor Biagio Adile e lui mi rispose che dovevo aspettare. Fui ricevuta per ultima, quando già l’ambulatorio era vuoto, era presente solo l’infermiera», racconta alla polizia.
«Entrando dalla porta dello studio - spiega - di fronte c'è la sua scrivania accanto a un lettino con un paravento. Non ricordo se ci fosse anche una finestra. Ribadisco comunque che lui si è comportato male con me solo due volte: la prima in ambulatorio e la seconda a Villa Sofia. Era la settimana prima di capodanno». Più volte durante la sua deposizione la tunisina ripete che mai dimenticherà quello che le è accaduto.
«Io sono disponibile, tu fai così», dice il medico non sapendo della registrazione. L’audio è riportato nel verbale di interrogatorio della vittima. E ancora: «senza di me che avresti fatto, il primario ti ha visitato», aggiunge facendole evidenti pressioni psicologiche.
Al termine della violenza, la vittima chiede ad Adile: "perché fai così, mamma mia?» «Andando via gli ho detto - conclude la giovane - Dio vede e provvede». La polizia sta indagando per accertare se il medico sia stato protagonista di violenze su altri pazienti.
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