PALERMO. Mafia, appalti pilotati e soldi per la cosca Messina Denaro. C’è questo nell’inchiesta che ha portato – a dicembre scorso – all’arresto dell’imprenditore Rosario “Saro” Firenze e di Salvatore Sciacca, geometra e presunto faccendiere.
Questa mattina i pm Francesco Grassi e Carlo Marzella hanno chiesto al gup di Palermo Roberto Riggio la condanna a 12 anni per Firenze, accusato di associazione a delinquere di tipo mafioso, alla fittizia intestazione di beni e turbata libertà degli incanti. Chiesti 3 anni per Sciacca e 2 per quattro imprenditori Giacomo Calcara, Benedetto Cusumano, Fedele D'Alberti e Filippo Tolomeo accusati di turbativa d’asta.
Le indagini, condotte dai carabinieri del reparto operativo dei carabinieri di Trapani, comandati dal maggiore Antonio Merola, hanno fotografato un periodo recente delle attività della cosca mafiosa di Castelvetrano, hanno preso il via nel gennaio del 2014 e si sono concluse nell’autunno del 2016.
L’operazione “Ebano” ha documentato la persistente vitalità della famiglia mafiosa di Castelvetrano, soprattutto nell’infiltrazione nei lavori pubblici e privati. Saro Firenze, che dal collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa è stato indicato vicino alla “famiglia” Messina Denaro, anche per essere “compare” di Patrizia Messina Denaro, sarebbe riuscito ad aggiudicarsi subappalti da ditte compiacenti.
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