PALERMO. Disoccupato e nullatenente per il Fisco ma con beni e proprietà del valore di 600 mila euro (compresa una villa con piscina a Carini), ritenuti il frutto della sua attività come "gestore dei pusher" dello Zen di Palermo.
E' questo il profilo che è emerso dalle indagini condotte lo scorso ottobre su Khemais Lausgi, il giovane turco gravemente ferito in un agguato allo Zen 2, per il quale oggi sono stati arrestati Vincenzo Viviano e Vincenzo Maranzano, accusati di aver accoltellato e sparato all’uomo.
Il traffico di droga è infatti il movente che ha portato al tentato omicidio del giovane, all'epoca 28enne, finito in coma farmacologico all'ospedale Civico per le ferite d'arma da fuoco e le coltellate al torace, ai glutei e alle braccia.
Un personaggio già noto alle forze dell'ordine. Su di lui, nel marzo 2016, aveva indagato il procuratore aggiunto Maria Teresa Principato, mentre il Gico della Guardia di Finanza gli aveva sequestrato beni per 600 mila euro.
Dalle indagini era stata scoperta un'attività di traffico e spaccio di cocaina gestita da un gruppo criminale, composto da 14 persone, capeggiate proprio da Lausgi, ritenuto il gestore dei "pusher" che operavano in una delle principali "piazze" di spaccio del rione.
Pur essendo disoccupato e nullatenente, l'uomo - secondo gli inquirenti - conduceva uno stile di vita lussuoso, riciclando proventi del traffico di droga attraverso investimenti nel settore immobiliare, nella gestione di una palestra per pugili e di un wine bar a Palermo.
Per evitare ogni collegamento, secondo l'accusa, aveva intestato i beni a suoi fedeli prestanome, anch'essi denunciati all'autorità giudiziaria. Tra le abitazioni sequestrate c'è una villa a Carini con piscina e un sofisticato impianto di videosorveglianza.
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